
Dal figlio, in prima linea a combattere il virus a Brescia, hanno saputo cos'è successo nella provincia italiana tra le più colpite dal virus. "Sono partita il 5 gennaio", racconta Avanzini. "Avrei dovuto visitare i luoghi dove la bomba atomica aveva devastato e distrutto intere città, mentre un'altra bomba, subdola e malvagia, stava dilagando qui, nella mia Brescia, nella mia Valle Camonica, nella mia Italia. Ho provato sgomento, paura, dolore", ha detto la donna. "Per 38 giorni abbiamo navigato e, da Genova, siamo stati portati sotto casa sani e salvi. Ero imprigionata nell'angoscia e nel dolore per quanto stava avvenendo a terra", ha concluso.
IL COMMENTO
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