cronaca

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Non dovrebbe essere una cosa molto complicata: il governo traccia delle linee generali, poi lascia che ogni singola Regione decida il dettaglio in base alla propria situazione reale. Alla luce di questa piccola regola di buon senso, l'iniziativa dei tredici governatori che chiedono più autonomia al premier Giuseppe Conte, cercando anche il sostegno del presidente Sergio Mattarella, non sembrerebbe sta grande cosa.

Solo che la si butta in politica politicante, si rileva che guarda caso sono tutti governatori dì centrodestra e allora apriti cielo nel governo. Già, come se il governo fosse unito quale un sol uomo e non avesse, invece, le obiezioni espresse esplicitamente da Matteo Renzi e quelle implicite in arrivo dalla parte del Pd che meglio sembra aver capito perché di frequente gli capita di perdere le elezioni, siano esse nazionali o locali.

Si osserva: se le Regioni andassero in ordine sparso, sai che caos! Ma scusate
, dove lo mettiamo il casino provocato dalle scelte-non scelte dell'esecutivo per gestire la fase 2 contro il coronavirus, quella della riapertura dopo il lockdown generalizzato? La storia dei "congiunti", poi meglio precisati (sic!) come "affetti stabili", è forse la più emblematica, certo non l'unica. Si potrebbe citare il caso del calcio, che secondo il premier magari dal 18 maggio potrebbe tornare ad allenarsi, salvo che il ministro dello Sport Spadafora ritiene, solo qualche ora più tardi in tv, di vedere "ormai troppo stretta la strada della ripresa". Dunque, correre nei centri sportivi di Appiano Gentile, Milanello, Continassa, Formello e via elencando è un rischio esagerato, mentre nei parchi urbani no! Ma mi faccia il piacere, direbbe l'immortale Totò, se ci fosse soltanto da ridere...

Al casino generale provocato dalla politica, che procede a strappi e poi ci litiga sopra,
contribuisce anche il resto del Paese. Gli scienziati che disegnano scenari catastrofici, i media che danno per fatti degli studi ancora appena avviati (vedi il collegamento, nei bambini, fra il covid e la sindrome di Kawasaki, malattia già ampiamente scoperta e curabile ma spacciata per nuova) e noi semplici cittadini.

Mi soffermo proprio su di noi. I politici, è vero, non stanno brillando. In queste ore, una cosa che dovrebbe essere normale come la rapida ricostruzione dell'ex ponte Morandi (a proposito, anche per me, come per Mario Paternostro, resterà sempre il Ponte Renzo Piano) è diventata un evento epocale. Proprio per la sua anormalità, in una Italia dove la consuetudine politico-finanziaria-burocratica fa durare un decennio, che vada bene, il ripristino di un ponte. Ma detto ciò, quale spettacolo stanno dando gli italiani che esauriscono subito i posti in aereo, treno e bus per tornare dal Nord al Sud, approfittando della ricongiunzione nel luogo di residenza? E che cosa dimostrano quando riempiono passeggiate e parchi neanche fossimo già al 4 maggio, giorno dell'avvio della fase 2?

Capisco tutto, a cominciare dalla gran voglia di ognuno di noi di sottrarsi alla reclusione emergenziale da coronavirus. Ma il pericolo non è affatto passato e non passerà per decreto. Che lo emetta il Presidente del Consiglio o che arrivi dal Parlamento, come dicono i cultori del formalismo costituzionale anche in fase di emergenza. Eppure, anche qui basterebbe poco: igiene personale, mascherine quando necessarie, distanziamento sociale. Tre regolette che potrebbero rendere possibile subito una riapertura controllata di tutte le attività. Invece, il casino regna sovrano. Ma stavolta non è soltanto colpa della politica.