La povertà al tempo del Coronavirus è come la corrente di risacca del mare, un’onda lunga, già conosciuta, che però è destinata a ritornare, con più intensità, come il flusso d’acqua che viene sollecitato dal moto ondoso è travolge tutti, anche i cosiddetti ‘insospettabili’. Nel 2018 l’Istat rendeva noti questi numeri: il 7% delle famiglie, pari a 5 milioni di italiani, viveva sotto la soglia di povertà, un dato che a Genova corrispondeva a 40 mila persone. Oggi, a quasi due anni da questo studio, la situazione è ulteriormente peggiorata. Ad acuirla ci ha pensato l’arrivo del Covid.
“Noi vediamo dei numeri in forte crescita rispetto al periodo pre-Covid, siamo circa al 40% in più di richieste di generi alimentari”, ha spiegato ai nostri microfoni Maurizio Scala, responsabile del servizio con i senza dimora della comunità di Sant’Egidio. “Pensiamo che con l’apertura e l’avvio della fase 2 – prosegue Scala – a cui si aggiunge la possibilità di spostarsi, aumenterà ancora di più la richiesta alimentare”. Una condizione di partenza difficile, nuclei familiari in cui già prima della pandemia la terza settimana del mese era un miraggio e che adesso, a stento, si riesce a ‘sfangare’, come si suol dire, la seconda.
Stiamo parlando degli insospettabili: famiglie con figli a carico in cui entrambi i genitori lavorano, piccoli imprenditori, anziani con la propria pensione, è questa la fotografia della nuova povertà da quando conviviamo a stretto contatto con il Coronavirus. “Credo che la nuova povertà sarà soprattutto nel ceto medio, i nuovi poveri faranno parte del ceto medio purtroppo”, è la previsione agghiacciante del responsabile della comunità di Sant’Egidio. A pagarne le spese, quando non si ha abbastanza liquidità neanche per i beni di prima necessità, ci sono anche loro, i più piccoli, le future generazioni. “C’è una forte richiesta di pannolini per bambini, di omogeneizzati, di cibi per bimbi, sono costosi ed è una realtà nuova che si affaccia ai nostri centri, come nuova è quella degli anziani che ci chiedono aiuto”, ci spiega Maurizio Scala.
Al centro ‘Genti di pace’ della comunità di Sant’Egidio ci sono giovani volontari come Ilaria, ventiseienne genovese che da dieci anni investe il proprio tempo libero a sostegno degli più bisognosi. “In questo periodo stiamo provando a dare aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno, prepariamo le buste della spesa per le famiglie che ne fanno richiesta, quando riusciamo all’interno dei pacchi mettiamo anche qualche giochino per i bambini”, ci racconta emozionata Ilaria Nucifora. Non solo famiglie e bambini, anche anziani in istituto che in questo periodo soffrono ancora di più la solitudine, sono queste le categorie più deboli che hanno bisogno di un sorriso, di una parola, di anche solo una videochiamata, dei tanti volontari che da quando esiste il Covid hanno preso parte alla grande comunità di Sant’Egidio.
“Nell’ultimo mese sono arrivati 200 volontari in più, di cui una settantina giovani, questo è un gran bel segnale, ci ha colpito, loro ci aiutano a preparare e a distribuire i pasti per i senza fissa dimora”, ci spiega Ilaria. Tra le tante buste della spesa che i volontari preparano chiedo ad Ilaria: come definiresti le tue giornate qui al tempo del Covid? “È un’esperienza che oltre ad avermi profondamente cambiata mi ha arricchita tanto, trovo tutti i giorni motivo di gioia nell’aiutare gli altri e stare accanto ai bambini, soprattutto”. E ci saluta così, con un sorriso. “Buon lavoro Ilaria”.
cronaca
Povertà come effetto del coronavirus, Sant'Egidio: "40% in più di richieste di generi alimentari"
Maurizio Scala: "I nuovi poveri saranno del ceto medio"
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