cronaca

La prima fase di sperimentazione è iniziata il 2 aprile
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Il trasporto pubblico locale sta cercando di prepararsi alla fase 2 di "convivenza" col coronavirus: gli obiettivi sono diversi, in primis garantire le distanze adeguate tra passeggeri. E' per questo che in diverse aziende, come Amt su Genova e Tpl su Savona, sono stati eseguiti, o si stanno eseguendo, speciali test sui mezzi, in collaborazione con il dipartimento di Chimica Industriale dell'Università di Genova.

I test si avvalgono di manichini e speciali coloranti:
sui mezzi due simulatori misurano il flusso d'aria nelle fasi di inspirazione ed espirazione, ricalcando il volume di dieci persone. L'azione dei filtri fornisce una valutazione con un tracciante colorato che consente una stima scientifica sui flussi d'aria. Il test viene effettuato a varie distanze, permettendo di verificare i livelli necessari di protezione. I risultati di questi test sono in elaborazione.

La prima fase di sperimentazione, iniziata il 2 aprile, è stata condotta nei laboratori dell'Università di Genova; a partire dal 22 aprile, l'esperimento è stato condotto in collaborazione con Amt (azienda di trasporto pubblico del capoluogo ligure), per verificare i dati registrati in laboratorio. Lo studio, infatti, ha lo scopo di registrare, a parità di condizione sperimentali, il grado di efficacia dell'uso o meno di una copertura naso-bocca (mascherina, ad esempio) in spazi chiusi e fortemente circoscritti, in cui non sempre e' possibile mantenere il metro di distanza interpersonale attualmente richiesto.

Nelle prossime settimane sono previsti ulteriori test sui mezzi Amt, al fine di ampliare i dati raccolti, anche sotto il profilo delle diverse condizioni di ventilazione. La procedura sperimentale per la raccolta puntuale dei dati circa il distanziamento sociale sui mezzi pubblici si basa sul protocollo interno sviluppato dai dipartimenti di Chimica e Chimica Industriale, nonché dal Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Diagnostiche Integrate dell'ateneo genovese. Lo studio che ha condotto alla definizione del protocollo, e alla sua sperimentazione, rappresenta il primo nel suo genere ed è attualmente in fase di sottomissione per la pubblicazione su una rivista internazionale, Emerging Infectious Diseases dei Centers for Disease Control and Prevention, agenzia statunitense per la salute pubblica.