cronaca

La richiesta contenuta di pesce non ha fatto alzare i prezzi
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Il Coronavirus è arrivato anche tra le acque del mar Ligure e per i pescatori della Darsena di Genova il lockdown prima e la fase 2 dopo hanno mutato il modo di lavorare. Il peschereccio del comandante Emilio tiene al suo interno tredici persone che, con i propri spazi e la sanificazione dei luoghi in comune, è diventato la casa dei pescatori.

“Si vive come se fossimo sempre in quarantena, perché scendere per andare al bar cerchiamo di evitare di farlo, anche se comunque per ora fanno solo take away, cerchiamo di mantenere il più possibile una distanza di sicurezza con gli altri”, racconta ai nostri microfoni Emilio Viviani, pescatore e comandante del peschereccio. Una quarantena forzata quella che si vive sul peschereccio, prima e dopo la fase 2: “Noi sappiamo di non aver contratto il virus, siamo sicuri della nostra condizione di salute ma cerchiamo comunque di mantenere il più possibile le distanze, stiamo molto attenti sia tra noi che con le persone con cui entriamo in contatto”, spiega Emilio.

“Ogni tanto le distanze si riducono per lo scambio della merce – prosegue il comandante – ma l’attenzione è sempre molto alta”. Si esce al tramonto e si rientra di notte, quando ancora l’alba deve sorgere, Emilio e i suoi collaboratori pescano solo pesce azzurro ma, in questo periodo in cui la richiesta è drasticamente diminuita, è stato perso l’80% delle vendite. “Abbiamo perso tantissimo perché lo smercio è quasi pari a zero e la possibilità di vendere come facevamo prima del virus ora non c’è più, le pescherie vendono un decimo e i ristoranti sono chiusi e il pesce che peschiamo se superiamo una certa quantità (minima), rimane invenduto”.

La riduzione delle vendite non ha fatto alzare particolarmente i prezzi, che Emilio ci spiega, essere contenuti, perché è mancata e tuttora manca la domanda, tra ristoranti chiusi e pescherie che lavorano a ranghi ridotti. Domanda contro offerta, è questa la sintesi di Emilio: “Essendoci poco pesce lo vendiamo a un prezzo ragionevole, dovessimo pescare quanto l’anno scorso sarebbe un disastro, dovremmo macerarlo tutto, anche se noi, proprio per questo motivo, cerchiamo di limitare la cattura”. Insomma, Emilio e tutti i pescatori come lui sono in attesa, per riaccendere i motori, della riapertura dei ristoranti.