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Tutt'altro che certo che giocatori e allenatori accetterebbero di protrarre di due mesi gli accordi in via di cessazione con i club
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 In caso di ripresa dei campionati, il principale problema giuridico che grava sul calcio è quello dei contratti di lavoro di diritto privato tra le società e i giocatori e allenatori: come protrarre la stagione fino al 2 agosto, se il 30 giugno molti di questi contratti vanno in scadenza?


La questione è delicata, perché gli ordinamenti sportivi, titolari di un potere regolamentare interno, non hanno il potere di disporre una deroga al diritto civile rispetto ai contratti che, come recita il codice, hanno forza di legge tra le parti.
Occorrerebbe un accordo tra tutte le parti in causa (società e singoli tesserati, federazioni, Coni e governo) per concordare un allungamento dei contratti dal 30 giugno al 31 di agosto. Ma tutti i giocatori e allenatori accetterebbero? Un calciatore attualmente in prestito annuale presso una società se la sentirebbe di rischiare le gambe nei due mesi di proroga per un club da cui è sicuro di ripartire? Di fronte alle regole del diritto civile è molto difficile che lo sport possa disporre una deroga "dal basso". Un altro problema non da poco, che si affianca a quello della persistente emergenza sanitaria. E che andrà risolto con un accordo generale per evitare fughe in ordine sparso, con squadre costrette ad affrontare la "coda" della stagione senza giocatori in scadenza.