A me questa tiritera del “Modello Genova” sta rompendo le scatole. Basta. Oggi altro che modello. Il “disastro Genova” lo chiamerei o se vogliamo essere più asettici il “Problema Genova”, perché in questi giorni e nei prossimi ahinoi, questa povera città, oggetto di un massacro continuo, vivrà l’estate della paralisi dopo la primavera dell’isolamento da Covid.
Il Problema è così sintetizzabile: non ci si può più muovere, né verso Ponente, né verso Levante e nemmeno verso Nord e verso Sud. Genova è bloccata in ogni suo meccanismo: il porto non può ricevere e non può spostare all’esterno, come il porto agonizzano le fabbriche. Per non dire degli artigiani e soprattutto dei camionisti. I turisti girano alla larga piuttosto che fiondarsi sulla vergogna autostradale della Liguria, accumulata con l’insipienza e il doloso menefreghismo di anni e anni di gestione anche politica e alberghi e commercio soffocano come avessero la testa chiusa dentro un sacchetto. D’accordo che anni fa ci raccontavamo che noi liguri, rudi marinai, non eravamo un esempio di ospitalità…. Ma ora il castigo del passato mi pare esagerato.
Avete ancora voglia di parlare di “Modello Genova”? Dopo due anni si riapre il ponte che ricuce le due città separate da un’immensa e tragica violenza il 14 agosto 2018. Per passarci sopra, orgogliosi della rapidità con cui è stato ricostruito, ci sarà da consumare il calvario delle code che non sono nemmeno vere code poiché queste si muovono. Le code nostrane sono ormai “stati di fatto”. Sono un atteggiamento esistenziale. Lo stato di fatto della Liguria è la paralisi progressiva.
In mezzo a questa indecenza c’è ancora chi esita di fronte alla naturale revoca della concessione a chi non ha saputo fare manutenzione per decenni? La storia ha del paradossale. Io affido la gestione della mia casa a una impresa e questa negli anni lascia che le crepe danneggino i muri portanti. La casa crolla. Io che faccio? La ricostruisco e poi rioffro la gestione dell’edificio alla stessa impresa che lo gestiva prima e che ha fatto crollare tutto.
Ecco, questa scelta della revoca della concessione così fortemente sollecitata dai Cinquestelle, è poco sostenuta dai Pd e renziani. Questo è il nuovo “Modello Genova”? A differenza del primo, quello della ricostruzione ideale del ponte crollato, il secondo è l’esempio di quello che non si dovrebbe fare. E nemmeno pensare, se non altro per rispetto verso chi, su quel ponte, ha perduto la vita.
cronaca
I due "modelli Genova": la ricostruzione e la revoca
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