A poche ore dal Consiglio dei Ministri che dovrebbe prendere una decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, la politica si scontra, si divide, alimenta polemiche. Tutto questo mentre la Liguria continua a vivere una situazione di totale paralisi, come avvenuto nella giornata di oggi.
A due anni dal crollo del ponte Morandi, le schermaglie sia nella maggioranza che nel centro destra, mettono in luce posizioni molto distanti in entrambi gli schieramenti, tra chi dice avere come obiettivo la revoca e chi vuole arrivare ad un compromesso, salvando i Benetton e il gruppo Atlantia.
Nelle ultime ore è spuntata anche la lettera del Ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, inviata il 13 marzo scorso al Premier Giuseppe Conte, nella quale la titolare del dicastero preme per una soluzione che porti ad evitare il contenzioso con il concessionario.
“Considerata la delicatezza e la complessità della questione – aveva scritto la Ministra – credo sia opportuno sottoporre al credo sia opportuno sottoporre al Consiglio dei Ministri la percorribilità della soluzione transattiva”. In altre parole no alla revoca, ma un accordo con Autostrade per l’Italia. Nella lettera infatti si cita la proposta di Aspi di un intervento di 2,9 miliardi e si chiede di avanzare la controproposta per un aumento fino a 3,4 miliardi e l'accettazione del profilo tariffario all'1,93% con rinuncia al contenzioso in essere.
Una proposta che sembra andare in direzione opposta rispetto alle parole dello stesso Conte che nelle ultime ore ha affermato che “I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull'altare dei loro interessi privati” e che sembra deciso a revocare le concessioni ad Autostrade per l'Italia: "Hanno beneficiato di condizioni irragionevolmente favorevoli per loro: può bastare così".
Sul tavolo c’è anche l'ipotesi commissariamento. "È l'unico modo per avviare la revoca", dice Giancarlo Cancelleri, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti.
Il movimento 5 stelle ribadisce dunque che la soluzione è la revoca. Nel partito democratico, al di là delle parole del Ministro De Micheli, il segretario Zingaretti sembra allineato con Conte (“I rilievi del Premier sono giusti”), mentre Renzi continua a sostenere una posizione opposta: "Se sei un uomo delle istituzioni, non fai come al bar, aspetti la magistratura"
Nel centro destra, ieri la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a Primocanale, ha espressamente ribadito la sua linea pro-revoca: “Le concessioni vanno revocate perché sono intollerabili, sono state un pozzo di petrolio per chi per anni ha fatto comodamente miliardi sulla pelle degli italiani che di fatto, quelle infrastrutture, le avevano costruite”.
Chi invece anziché pensare alle condizioni e alla storia della concessione, alla gestione di Autostrade e al crollo del ponte Morandi, sembra concentrarsi sul crollo del titolo Atlantia in borsa è il portavoce di Deputati e Senatori di Forza Italia Giorgio Mulé: “Per le sole dichiarazioni del premier Conte il titolo di Aspi, società quotata in borsa, ha bruciato 1,7 miliardi di capitalizzazione: una tragedia per piccoli e grandi azionisti anche esteri dislocati in ogni parte del mondo. La revoca significherebbe una perdita secca di 20 miliardi”.
Per il leader della lega Salvini, che cita l’ennesima giornata di code in Liguria "ll governo litiga e non decide. Basta, svegliatevi e fate qualcosa, non potete sequestrare milioni di italiani".
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Con la Liguria stritolata tra code e cantieri ecco chi vuole salvare Autostrade
Si attende una decisione sulla revoca della concessione
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