
“Stiamo vivendo una realtà che ci sta travolgendo nuovamente, in maniera inferiore rispetto a prima, ma che ci ha travolti e ci sta mettendo in difficoltà – spiega Gagliano - perché abbiamo e stiamo affrontando dei numeri troppo alti”. Uno sfogo amaro di chi è in prima linea e rivive l’angoscia di marzo. “Per un infermiere significa iniziare a svegliarsi il giorno che vai a lavorare con senso di panico – racconta il presidente degli infermieri genovesi - con senso di frustrazione e di impotenza perché tutti i colleghi si rendono conto di non riuscire a dare al 100% quello che vorrebbero e per questo occorre che le organizzazioni siano vicino a tutti i dipendenti, a tutti gli infermieri, a tutti i medici perché in questo momento abbiamo bisogno di essere supportati e abbiamo bisogno di assumere nuove risorse professionali”.
Dagli infermieri due richieste urgenti: “Prima di tutto si faccia al più presto il reperimento e l'apertura di strutture di bassa intensità al di fuori degli ospedali per poter trasferire i pazienti che non hanno estreme necessità di cure ospedaliere, questo consentirebbe di decomprimere la pressione sui reparti e poi procedure di assunzione temporanea degli infermieri e del personale sanitario anche dei medici di tutti perché così facendo si riesce a dare il giusto respiro perché abbiamo nuovamente difficoltà a fronteggiare i bisogni dei cittadini”.
L’appello che arriva dagli infermieri è quello di stare a casa il più possibile: “Le uniche armi in attesa del vaccino sono legate allo stare a casa, a ridurre al minimo gli accessi in posti popolosi per attività solo urgenti - conclude Gagliano - come quando fuori nevica o piove forte si esce solo per le esigenze e le emergenze, questo è quello che chiediamo perché così facendo ci proteggiamo ma soprattutto proteggiamo i nostri cari, i nostri nonni”.
IL COMMENTO
Genova e il Turismo, un rapporto complesso con i camerieri
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana