Negli Stati Uniti la politicizzazione della pandemia ha condizionato le elezioni presidenziali. Chi ritiene prevalente la buona gestione del covid ha votato per Biden, mentre coloro che hanno prima di tutto a cuore l'economia hanno scelto Trump. Forse è una magra consolazione, ma se il contagio ha pesato così tanto sulla più grande democrazia del pianeta, fra l'altro spingendo alle urne una quantità record di votanti, non si capisce perché avrebbe dovuto mantenere immune la nostra politica.
Difatti non è accaduto. Una plastica rappresentazione in chiave locale si è avuta dal dibattito su Primocanale: esponenti di maggioranza e opposizione regionale a darsele di santa ragione, rinfacciandosi l'un l'altro le manchevolezze di oggi e, per sovrappiù, quelle di ieri. Facendo rapidamente zapping televisivo, la stessa dimostrazione si può avere quotidianamente a livello nazionale. Ultimo terreno di scontro il nuovo Dpcm, infine varato fra indicibili litigi per provare a fronteggiare la recrudescenza del virus.
Né un versante né l'altro dei contendenti ammette la solare verità: al netto del covid, la responsabilità delle inefficienze che stiamo incontrando ad ogni tentativo di fronteggiare la pandemia è ascrivibile più o meno in egual misura a tutte le forze politiche in campo. Quelle sopravvissute ai terremoti del passato e anche quelle nuove, in quanto eredi se non di precise formazioni, almeno di analoghi modi di pensare.
Fateci caso: traviati dalla pandemia, tutti parlano, a volte quasi urlano, contro gli scellerati tagli di bilancio alla sanità come se in questo Paese, e in Liguria, non avessero a turno governato entrambi gli schieramenti. E dentro ci metto pure i Cinque Stelle, perché moltissimi di loro hanno provenienze politiche e partitiche chiare. Tanto è vero che le dinamiche interne, elegante eufemismo per definire certe liti correntizie, richiamano proprio gli antichi vizi di vecchie formazioni.
E che dire quando il governo decide, e allora lede l'autonomia delle Regioni, oppure rimanda le decisioni alle Regioni, e allora fa lo scaricabarile? Più di qualcosa non torna. Come quando il governatore Giovanni Toti annuncia di aver strappato dal ministro della Salute Roberto Speranza l'impegno a stabilire congiuntamente, l'indomani, in quale fascia di rischio inserire la Liguria, ma solo pochi minuti dopo il premier Giuseppe Conte comunica che la regione sarà gialla. Per la serie: la mano destra non sa cosa fa la sinistra e viceversa.
Questi sono solo pochi esempi, perché molti altri se ne potrebbero fare. Ma, appunto, non è il momento. Piuttosto, si prenda semplicemente il coraggio di accantonare una stucchevole caccia al consenso, colpa di cui tutti si macchiano, e ci si metta a lavorare insieme per uscir fuori, mi si passi il francesismo, da questo casino. Il prima possibile, il meglio possibile. Ci sarà tempo dopo per tornare alle vecchie liti. Il covid, invece, di tempo non ne concede. E già se n'è sprecato troppo nei mesi scorsi.
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Covid, in Italia e in Liguria tempo sprecato a litigare
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