Massimo Ferrero è stato prosciolto dalle accuse di dichiarazione fraudolenta, autoriciclaggio e truffa per il "caso Obiang" perché l'inchiesta è stata fatta male e per assenza di querela. A poterlo fare sarebbe stata la stessa Sampdoria, eventuale danneggiata dalla condotta dei suoi amministratori, o un piccolo azionista: ma non è avvenuto. Questo emerge dalle 35 pagine della motivazione della sentenza del gup Alessandro Arturi, riportata dal Fatto Quotidiano.
La Sampdoria di Ferrero aveva affidato i lavori di ristrutturazione di Bogliasco a un'azienda cinematografica, laVici Srl amministrata dalla figlia Vanessa, versando 1 milione e 159 mila euro. La stessa Vici srl ha poi usato parte delle somme per coprire i debiti di altre quattro società del gruppo di Ferrero. I lavori sono poi stati affidati alle aziende esecutrici non dalla Vici srl ma direttamente dalla Sampdoria.
Tutto questo però non basta. Il gup ha infatti ritenuto l’indagine della Procura di Roma “incompleta, contradditoria e insufficiente” per portare a processo Ferrero. Per questo motivo il gup ha deciso di prosciogliere il presidente della Sampdoria. Arturi scrive che è lecito chiedersi se non sia stata “l’operazione di trasferimento dei capitali per l’estinzione di debiti di società terze, a sottendere una condotta di distrazionedalle casse di Vici-Eleven Finance”. Quindi, con “lo spostamento del baricentro della impostazione accusatoria verso il diverso polo gravitazionale costituito dai rapporti tra la società erogatrice della somma di 1 milione e 159 mila euro e le beneficiarie (Farvem, Cgcs, Film 9 e V Production)”, avrebbe comportato “ulteriori approfondimenti diretti a verificare l’esistenza di eventuali vantaggi”. Ma questo non è stato fatto dai pm.
Ferrero era accusato di dichiarazione fraudolenta, autoriciclaggio e truffa perché avrebbe sottratto 1 milione e 159 mila euro alle casse della Sampdoria, ovvero parte della somma della cessione di Pedro Obiang, venduto per 6,5 milioni di euro al West Ham nell’estate 2015. Secondo i pm romani, quei soldi sarebbero serviti a Ferrero, in concorso con la figlia Vanessa, il nipote Giorgio, ed altri due uomini di fiducia, per coprire le perdite delle sue società che si trovavano in “pericolose esposizioni debitorie”. La Sampdoria firma un contratto con la Vici per il "Mugnaini” di Bogliasco. I lavori prevedono “una nuova residenza atleti, il rifacimento dei campi di allenamento e della prima squadra, e la realizzazione di nuovi spogliatoi”. Tutte operazioni che però non rientrano nell'oggetto sociale della Vici, che opera nel settore cinematografico. Dai conti di quest’ultima partono 17 assegni circolari, per un totale di 805 mila euro alla Livingston Spa, già amministrata da Ferrero, che sarebbero serviti a saldare il prestito fatto dalla Farvem Real Estate, altra società di Ferrero. Poi ci sono i 102 mila euro destinati alla Circuito Gestioni Cinematografiche e Sviluppo (Cgcs), e due bonifici da 110 mila euro alla Film 9 Srl e alla V Production Srl.
Esaminando la scrittura privata firmata il 6 giugno 2015 tra la UC Sampdoria SpA e la società della figlia di Ferrero, il gup scrive che la Vici funge da “general contractor”, con il compito di “reperire sul mercato primarie imprese e qualificati professionisti che saranno incaricati di progettare ed eseguire le opere del centro sportivo”. Inoltre la stessa Vici sarà incorporata nella Eleven Finance, altra società di Ferrero, che ha come oggetto sociale il compito di gestire, acquistare e vendere proprietà immobiliare di suo possesso o di terzi. Secondo il gup, “non dimostra alcunché” il fatto che sia poi stata la Sampdoria ad affidare direttamente gli incarichi ad altre due società edilizie per realizzare i lavori. Analizzando gli atti, le deposizioni dei titolari delle ditte che hanno effettivamente eseguito i lavori, il giudice Arturi ha considerato la pianta accusatoria “lacunosa ed incompleta”, che si sarebbe basata “esclusivamente su asserzioni che, sebbene legittimate da indiscutibili profili di perplessità ricavati dalla singolare tempistica di flussi finanziari tra società dello stesso gruppo imprenditoriale, si presentano eccessivamente sbrigative ed apodittiche”.
“La singolare scansione cronologica del versamento - scrive il gup - incastra con millimetrica precisione nei termini di scadenza dei pagamenti dei debiti contratti” dalle società di Ferrero, ma “l’ipotetica ricostruzione alternativa dell’operazione finanziaria interna al gruppo Ferrero non legittimerebbe” il rinvio a giudizio, perché non si può procedere per difetto di querela. I soldi erano usciti dalle casse della Sampdoria: la società non ha ritenuto di agire contro i propri amministratori, nessun piccolo azionista lo ha fatto e così la vicenda si è avviata su un binario morto.
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Caso Obiang, Ferrero prosciolto per lacune nell'inchiesta e assenza di querela
Le motivazioni della sentenza del gup di Roma Arturi che ha chiuso il caso
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