Questa curva si abbassa troppo lentamente. La seguiamo religiosamente, ogni giorno, tra le cinque e le sei del pomeriggio di giorni particolari, quelli che precedono il Natale, che aprirebbero il cuore. Scendono i contagi, ma sono sempre centinaia nella nostra Liguria, decine di migliaia in Italia, centinaia di migliaia in Europa, milioni nel mondo.
Ci rifugiamo magari dietro ai nostri numeri liguri più “piccoli”, ma è come chiudersi in una grotta e non guardare fuori. E gli esperti, gli scienziati, i virologi, gli epidemiologi, i membri dei Comitati che hanno in mano le nostre vite ci programmano la prossima ondata, la terza, qualcuno perfino la quarta. Perché non la quinta, la sesta? Viviamo in questa cappa nella quale cerchiamo ovunque un po’ di luce, il vaccino, la terapia giusta. Ma un giorno ti illudi perché vedi quella signora inglese novantenne che per prima viene vaccinata e il giorno dopo cambi umore perché altri esperti ti avvertono che un altro vaccino crea problemi a chi ha allergie. Insomma, siamo oramai da quasi un anno su un’altalena che è l’unica posizione dalla quale osservare un mondo sempre più ristretto, con confini che si allargano e si restringono dalla porta di casa alle Nazioni, ai Continenti.
Ma il numero che colpisce di più e che condiziona ogni decisione è quello delle vittime, l’”ultimo che deve scendere”, ti ripetono quasi fosse una consolazione, politici, amministratori, esperti. Non è una consolazione perché quel numero non scende, in Italia tra poco raddoppierà la somma delle vittime della prima ondata, da 35 a 70 mila. Guai ad abbandonarsi allo sconforto, ma non c’è nulla di più inquietante che l’incertezza, la mancata chiarezza. E noi vorremmo sapere perché questo indice di letalità che misura i morti è sempre così alto, in Italia in modo particolare, anche in Liguria non scherza proporzionato alla popolazione.
Perchè non ci spiegano, se non in modo confuso e ripetitivo, la ragione di questo abisso di croci? Certo: siamo un Paese tra i più anziani del mondo, la Liguria e Genova battono molti record demografici in questo senso e il Covid 19 falcia quella generazione da primato oramai inesorabilmente da mesi. Ma questa non può essere l’unica spiegazione, perché il numero non si ferma. Si riducono i posti occupati nelle terapie intensive? Contiamo ogni giorno i piccoli passi di quella contabilità, oggi meno sei, ieri meno dieci, oggi siamo pari….Ma allora chi se ne va, chi soccombe dopo settimane mesi di malattia da dove arriva?
Matteo Bassetti, il nostro infettivologo da tempo spiega che quel calcolo delle vittime in Italia è falsato ed ha addirittura confessato di essersi vergognato da medico del numero delle vittime italiane rispetto a quelle di paesi sanitariamente molto meno attrezzati di noi perché sapeva che quel terribile conto noi lo facciamo in modo sbagliato, attribuendo alla falce del Covid decessi che hanno altre ragioni, “comorbilità” si dice freddamente.
Allora in questo girotondo ossessivo di interviste, pareri di esperti, diagnosi, interpretazioni, bilanci di amministratori, anche dispute scientifiche, qualcuno faccia un resoconto serio di questi decessi, giorno per giorno, ospedale per ospedale. Non ci basta sapere l’età per rassegnarsi. Ci serve conoscere per capire dove va la malattia infernale di questo nostro tempo, che neppure un Natale un po’ più “aperto” può addolcire se quell’indice resta alto e non spiegato..
salute e medicina
Il Covid tra indice di letalità, la paura e i numeri che non ci spiegano
Ma il numero che condiziona è quello delle vittime
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