Ansia, paura, depressione, insonnia tutti, anche se in misura diversa, abbiamo provato almeno una volta un malessere psicologico in questi mesi di pandemia. “Secondo i dati il 65% della popolazione italiana ha sofferto di disturbi emotivi significativi anche per periodi superiori ai 15 giorni – racconta Rocco Luigi Picci – direttore salute mentale distretto 10 Asl 3 genovese – si va dagli attacchi di panico, alla depressione, ai disturbi fobici ossessivi, passando per l’insonnia per poi arrivare a disturbi psicotici gravi”.
Il lockdown ma anche la quotidianità stravolta ha lasciato dei segni e per questo si parla di disturbo post traumatico da stress. Molta preoccupazione per bambini e adolescenti soprattutto per gli strascichi che ci saranno nel futuro. “Il Gaslini – spiega Picci - ha dimostrato come il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% degli adolescenti fino a 18 anni ha già manifestato problemi comportamentali e segni di regressione psicologica e questo bisogna tenerlo presente”. Un altro aspetto da non sottovalutare per il futuro è l’abuso si sostanze come alcol, farmaci e droghe “come gestione disfunzionale dello stress”.
Quali sono i fattori in causa nella maggiore incidenza di disturbi psichici? “La paura è l'elemento fondamentale la paura del rischio di essere contagiati, di ammalarsi, la paura della morte per se stessi e per i propri cari; abbiamo l'incertezza del presente e del futuro, il fatto stesso che la scienza non riesca a dare delle risposte univoche puntuali e precise aumenta a dismisura il senso di insicurezza delle persone; abbiamo il fatto che il virus ha colpito la collettività umana in quello che è un suo vincolo costitutivo che il contatto sociale che normalmente si declina attraverso la vicinanza, l'incontro con l'altra persona; il fatto che per la prima volta dopo decenni la libertà individuale e collettiva, altro valore fondante della nostra organizzazione democratica, sia passata in secondo piano e poi problemi economici e sociali le aspettative, le speranze e le attese di molte aziende, famiglie o singoli individui che in qualche modo si stanno disgregando sotto i colpi di scure della malattia”, sottolinea Picci.
Tra gli effetti psichiatrici indiretti siamo passati dall’ansia da contagio, ancora presente, all’ansia da reclusione durante il lockdown ma ora a preoccupare c’è 'l'ansia da limbo’ che nasce dalla sospensione della propria vita. Una sostanziale differenza dell’atteggiamento psicologico c’è poi stata tra la prima e la seconda ondata. “Nella prima ondata – sottolinea il direttore della salute mentale della Asl 3 - la parola chiave era solidarietà in questa seconda ondata si parla più di individualismo: nella prima ondata in molte comunità si sono sviluppate forme di supporto psicosociale e in qualche modo sono state alimentate queste forme che hanno implementato la coesione sociale e ridotto la solitudine mentre in questa seconda ondata l'atteggiamento è cambiato si è passati appunto dalla solidarietà, alla diffidenza talvolta alla rabbia per il fatto che persista questa storia in situazione di stress e sta durando già troppo a lungo e non si sa per quanto tempo ancora durerà; il fatto che ci sia una situazione di incertezza e il fatto che la scienza medica non riesce a dare delle risposte univoche sta portando sempre di più a forme di diffidenza, all'individualismo e il problema è che l'individualismo aumenta l'isolamento e per questo possiamo dire che in questa seconda ondata siamo più soli e per certi versi più arrabbiati e più depressi”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 6 europei su 10 sono colpiti dalla cosiddetta “pandemic fatigue”, una fatica mentale dovuta alla mancanza di energie non fisiche ma psichiche che ha l’effetto di immobilizzarci. Il Natale 2020 sarà necessariamente diverso da quelli che abbiamo vissuto in passato e anche questo avrà conseguenze sulla nostra psiche. “Il Natale che normalmente è un'occasione di incontro e di festeggiamento non potrà avvenire – conclude Picci - questa situazione pandemica è un trauma nel senso etimologico del termine che deriva dal greco e significa ‘ferita’, ci vorranno anni perché questa ferita possa essere realmente rimarginata per questo fondamentale incrementare gli interventi e i servizi da un lato laddove possibile ancora prevenire ma sicuramente per curare ed evitare che poi queste situazioni possano diventare croniche”.
salute e medicina
Covid, ansia e regressione per sei bambini su 10. Lo psichiatra: "Stress per anni, interventi immediati"
Il direttore della salute mentale del distretto 10 della Asl 3
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