
Questa nuova procedura, consente di azzerare il rischio di infezione e il dolore post-operatorio, in quanto non viene effettuato alcun taglio chirurgico a livello toracico. L'impianto prevede solo un grande punto di sutura a livello dell'inguine, sulla parte destra, che viene rimosso qualche giorno dopo senza lasciare cicatrici. Non solo, a differenza dell'impianto di un pacemaker tradizionale, il paziente non ha limitazioni post-operatorie e può subito riprendere la mobilità degli arti superiori, con conseguente riduzione dei tempi di ospedalizzazione.
"Si tratta di una procedura non particolarmente complessa rispetto a molte eseguite presso il nostro centro, ma richiede comunque un elevato livello di specializzazione. Da alcuni anni l'ospedale San Paolo è diventato protagonista nel trattamento delle aritmie cardiache - spiega il direttore del reparto di cardiologia Pietro Bellone. - Grazie alle nuove attrezzature e alla nuova strumentazione acquisita, oggi è possibile eseguire queste procedure sofisticate con maggiore facilità ed efficacia". L'apertura della nuova 'sala ibrida' condivisa con la radiologia interventistica permetterà di ampliare l'offerta dell'ospedale del San Paolo, consentendo quindi una riduzione degli spostamenti dei pazienti verso altre regioni. Sono oltre 400, gli interventi annui, per il trattamento delle aritmie cardiache, effettuati all'ospedale San Paolo.
IL COMMENTO
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