Anche quest'anno la Comunità di Sant'Egidio ha celebrato la giornata mondiale della pace per sostenere il messaggio di papa Francesco: "La cultura della cura come percorso di pace". Per rispettare la zona rossa e le regole di distanziamento sociale non c'è stata la marcia della pace che si tiene tradizionalmente da tanti anni, ma nella basilica dell'Annunziata, a Genova, sì è tenuta una cerimonia presieduta dall'arcivescovo, padre Marco Tasca.
"Vedo in giro tanta voglia di esasperare le differenze, la tentazione di distinguersi, anche all'interno della Chiesa, invece dobbiamo imparare a dire di nuovo 'I care', ovvero mi interessa'", ha detto Tasca, citando don Lorenzo Milani. E ha continuato commentando il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace: "Di fronte al crescere di nazionalismo, razzismo, xenofobia, guerre e conflitti, di fronte alla cultura dello scarto e dello scontro, dobbiamo imparare a prenderci cura e questo presuppone avere interesse al mondo degli altri, non essere centrati su stessi".
Tra le testimonianze quella di Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant'Egidio in Liguria che ha spiegato a partire dall'esperienza di vicinanza alle persone fragili di Sant'Egidio che "prendersi cura delle persone fragili ci aiuta a contrastare la cultura dello scarto che oggi nel mondo sembra prevalere. Manifestare per la pace è affermare le convinzioni profonde che guidano scelte e decisioni quotidiane perché si affermi il progetto di cura e di vicinanza alle persone colpite da conflitti e violenze".
"Vedo in giro tanta voglia di esasperare le differenze, la tentazione di distinguersi, anche all'interno della Chiesa, invece dobbiamo imparare a dire di nuovo 'I care', ovvero mi interessa'", ha detto Tasca, citando don Lorenzo Milani. E ha continuato commentando il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace: "Di fronte al crescere di nazionalismo, razzismo, xenofobia, guerre e conflitti, di fronte alla cultura dello scarto e dello scontro, dobbiamo imparare a prenderci cura e questo presuppone avere interesse al mondo degli altri, non essere centrati su stessi".
Tra le testimonianze quella di Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant'Egidio in Liguria che ha spiegato a partire dall'esperienza di vicinanza alle persone fragili di Sant'Egidio che "prendersi cura delle persone fragili ci aiuta a contrastare la cultura dello scarto che oggi nel mondo sembra prevalere. Manifestare per la pace è affermare le convinzioni profonde che guidano scelte e decisioni quotidiane perché si affermi il progetto di cura e di vicinanza alle persone colpite da conflitti e violenze".
IL COMMENTO
"Breathe": la politica ha il dovere di ricordare i giorni del Covid
Il docufilm sul Covid, una lezione per la giunta che deve rifare la sanità