Si è aperto a palazzo San Giorgio il dibattito pubblico sulla nuova diga di Genova: "Un'opera indispensabile per risolvere il principale problema del porto storico, la sua accessibilità via mare", ha spiegato il presidente dell’Autorità di sistema portuale Paolo Emilio Signorini, che ha dato il via ai lavori. "Per arrivare a questa giornata abbiamo seguito un percorso molto rigoroso - ha spiegato il presidente - attento ai dettagli e rispettoso delle regole. Il dibattito pubblico sarà fondamentale per definire i contorni di un’opera che costa tanto, non può essere messa a tariffa come fosse un’autostrada, ma è determinante per il futuro del nostro scalo. Il governo - ha aggiunto Signorini - ha confermato anche nelle ultime bozze del piano nazionale di ripartenza e resilienza, di considerare prioritario questo investimento".
"La diga è un tema di cui si discute da ben prima del mio arrivo - aggiunge il presidente della Regione Giovanni Toti - la sola partenza del cantiere ci aiuterà nella ripartenza post Covid che tutti auspichiamo, tante professionalità potranno trovare in quest’opera un progetto importante in cui operare. Quella di oggi - prosegue Toti - è una giornata speciale perché ci troviamo a traguardare un futuro medio lungo proprio nel momento in cui il Paese lancia una importante campagna vaccinale così che anche per il nostro territorio valga la massima churchilliana di trovarsi all’inizio della fine (della crisi e della pandemia) e non alla fine dell’inizio. Si parla spesso, forse troppo, di momento storico: questo - conclude Toti - certamente lo è".
Il sindaco di Genova, Marco Bucci, parte dalla storia: "Il duca di Galliera si rivolse alla moglie, la donna allora più ricca d’Europa, per farsi finanziare la diga che ancora vediamo oggi. Lui aveva una visione, noi dobbiamo fare altrettanto. Non si può fare un mero calcolo economico - spiega Bucci - la diga rappresenta una pietra miliare per dare al porto di Genova un ruolo nell’avvenire europeo dei prossimi trenta o quarant’anni. La nuova diga - inoltre - potrà essere una fonte di energia sostenibile: piccole pale eoliche, sfruttamento del moto ondoso, persino strade (come fanno in Olanda), dobbiamo tenere gli occhi aperti e ragionare come fanno i leader del mondo".
L’ammiraglio Nicola Carlone, capo del porto, ricorda che il porto di Genova “ha sempre avuto molte banchine e poca acqua. Siamo arrivati al limite fisico dello spazio disponibile, sapere che questi bacini si ingrandiranno mi rende molto più sereno”.
“Le navi da 20-22mila Teus sono ormai diventate lo standard - spiega Marco Rettighieri, responsabile dell'attuazione del "Programma Straordinario di investimenti urgenti" del porto di Genova. "La nuova diga ci consentirà di ospitarle all’interno del porto storico. I lavori di costruzione della diga dovranno fare i conti anche con le difficili condizioni meteo marine, ma questo non ci impedirà di raggiungere i nostri risultati. Dopo i forti investimenti degli ultimi anni - continua Rettighieri - ora ci apprestiamo a partire con l’assegnazione di questi lavori che sono sfidanti ma non certo impossibili".
Antonio Lizzadro, project manager di Technital, entra nel cuore dei progetti. "La procedura è stata avviata due anni fa e, dopo il bando, la progettazione è stata affidata a un raggruppamento di otto aziende con capifila la Technital. Dal 2019 abbiamo condotto tutti gli studi di base, per poi indicare le soluzioni costruttive più convincenti. Da qualche giorno abbiamo completato una complessa indagine geotecnica, ora tutto è confluito nel dossier di progetto, disponibile sul sito ufficiale del debat public. Gli spazi, come è stato detto, saranno abbondantemente ampliati, si passerà dagli attuali 200 metri tra diga e banchine agli 800 dell’avamporto e ai 400 del canale di ponente. Noi abbiamo progettato due soluzioni con accesso da levante, con doppia imboccatura, separata, per raggiungere il bacino del porto Antico e quello di Bettolo e Sampierdarena. In una delle due è previsto un ulteriore varco per consentire la manovra in corrispondenza del Bettolo. Questa ipotesi aiuterebbe anche lo spazio per il diportismo. L’ultima soluzione, invece, prevede l’accesso da ponente. Tutte e tre le soluzioni si sono rivelate molto sicure e garantiscono la piena operatività portuale. Sul piano ambientale consideriamo le tre soluzioni equivalenti. Il costo è importante per un’opera che lo è altrettanto e varia tra 1 e 1.3 miliardi, intorno ai 750 milioni si potrà avere una prima fase funzionale. Sui tempi ragioniamo in circa 8 anni".
“Il dibattito pubblico - spiega il coordinatore Andrea Pillon - è un grande momento di confronto per la città. Si tratta di una preziosa occasione per comprendere con precisione come dovrà essere l’opera. Si prevedono quattro incontri, questo sabato e quattro venerdì di gennaio, che inquadreranno la nuova diga nel contesto del porto e della città di Genova. Saranno valutate le tre alternative progettuali e approfondiremo i temi legati all’impatto ambientale. Parallelamente è stata istituita una commissione tecnica (composta da comune, regione, autorità portuale e commissariale). Tutta la procedura sarà conclusa da una mia relazione finale che sarà presentata in un successivo incontro pubblico”.
"Non potevo mancare a questa presentazione - spiega il ministro Paola De Micheli, collegata in video conferenza - il mio ministero è sempre stato vicino a Genova, sempre con i fatti. Nonostante la Liguria sia una delle regioni più piccole d’Italia, noi investiremo li 20 miliardi di Euro nei prossimi anni, soprattutto per via delle importanti caratteristiche di questo territorio. In questo poderoso piano c’è la volontà di avere entro 8 anni il massimo delle infrastrutture possibili, sia sul mare che alle spalle del mare. Io continuo a ripetere fino a perdere la voce quanto sia importante il mediterraneo nel complesso dell’economia nazionale e vorrei che questo fosse compreso bel al di là degli addetti ai lavori. Ma per sfruttare al massimo le opportunità che arrivano dal mare, città portuali come Genova devono lavorare per rendere sempre più compatibili le infrastrutture e i traffici con la vita dei cittadini. La decisione di avviare il dibattito pubblico la trovo molto intelligente e corretta - continua De Micheli - è uno strumento in cui credo moltissimo: la condivisione dei progetti è una condizione fondamentale per vincere la battaglia della loro realizzazione.
Il rafforzamento di Genova sarà possibile, comunque, non solo con la diga ma con una serie amplissima di investimenti, utilizzando moltissimo il ricovery plan, che aiuterà la città a recuperare competitività ai porti del nord Europa. A livello comunitario si è compresa questa nostra rinnovata volontà e anche la questione sulla fiscalità, portata avanti da Bruxelles e che vedrà la nostra opposizione attraverso un ricorso, è il segno di un certo nervosismo”. Il ministro entra anche nella polemica sull’uso del recovery fund: “La progettualità italiana non è solo quella resa possibile da questa forma di finanziamento e tutte le opere che non beneficeranno di questi importi non sono di serie B. Sono opere che faremo comunque con la legislazione vigente”.
“La diga - conclude Paola De Micheli - è già finanziata per 500 milioni considerando che a 750 è il costo stimato per l’avvio dell’opera. Ma se saranno approvate soluzioni più costose noi saremo in grado di finanziarlo senza nessuna difficoltà: Genova è il porto di riferimento del nostro Paese e uno dei più importanti d’Europa”.
porti e logistica
Nuova diga, aperto il 'debat public'. Le istituzioni: "Momento storico"
A Palazzo San Giorgio il confronto pubblico sull'opera
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