cronaca

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Nei tempi difficili, perfino angosciosi, come quelli che stiamo vivendo, lasciarsi andare ai progetti, alle grandi idee di cambiamento della città, spesso ai “sogni”, è un ottimo tranquillante, oltre che un modo concreto di “andare oltre”, di superare l’incubo del presente.




Ma a me sembra che in questa operazione a Genova stiamo un po’ esagerando, forse spinti dal successo della ricostruzione del ponte e certo aiutati dal pragmatico ottimismo del sindaco Marco Bucci.



A parte il fondamentale piano per costruire la nuova diga del porto, più che un’idea, ma già un orizzonte concreto con tanto di dèbat public in corso, si stanno affastellando un po’ troppi  programmi, che in qualche modo ci fanno veramente immaginare un’ ”altra città”.



Si va dalla tranvia in Valbisagno, alla metropolitana in superficie della Valpolcevera, alla funivia dal porto antico al forte Begato, all’operazione centro-storico, definita ”il nuovo ponte” per Genova. Si passa, ovviamente, dal water front di Levante, dove le demolizioni sono già avanzate e qualche canale d’acqua scavato, all’ovovia degli Erzelli, che raggiungerebbe la vetta della magica collina,  trasformata da altre ipotesi di spettacolari e colossali insediamenti per l’Università e le sue pertinenze.



Si possono aggiungere all’elenco molte altre idee, che per la verità hanno già presupposti formali e pratici, come l’Hennebique, il cadavere in mezzo al porto, che ha già committenti e spazi di grande trasformazione più che delineati.



Ultimamente ho letto anche di una affascinante idea di rivitalizzare il Monte Moro, con collegamenti velocissimi e insediamenti per ristorazioni, eventi ludici e sportivi e di un piano per “truccare” la Sopraelevata, ricoprendola di fiori e piante per abbellire il suo impatto urbano.


Nel “libro dei sogni” e dei progetti si può citare anche la idea, mai tramontata del tutto, di un nuovo stadio del calcio, magari anche quello nella zona ex Fiera, come voleva l’indimenticabile Riccardo Garrone.



Difficile da praticare e anche solo ipotizzare, quando gli stadi sono desolatamente vuoti, ma possibile in una ripresa del calcio e dei suoi finanziatori nel mondo globale, con qualche nuovo onirico proprietario della Samp e del Genoa.



Letta così la lista, senza molti altri spunti che si potrebbero aggiungere e senza la citazione delle opere che sono in corso, come gli scolmatori del Bisagno e del Fereggiano, il nodo ferroviario, la Gronda (????), che ho paura solo a nominare,  il Ribaltamento a mare di Sestri Ponente, ci presenta una città del futuro quasi da fantascienza.



Avere una strategia, un orizzonte, una “vision”, come dice il sindaco, è importante. Anche io mi affascino a leggere le interviste dei guru della grande architettura urbanistica mondiale, come quella recente a Jacques Herzog, che programma la “forestazione” delle città, la loro riqualificazione con canali d’acqua, nuove istituzioni culturali, slanci ambientali, luci e spazi conquistati al cemento  all’asfalto. Ma, alla fine, se fossi in Piemonte mi verrebbe da aggiungere: esageruma nen, non esageriamo.



Aspettando l’Hennebique, che mi sembra l’operazione già più concreta, mi fermerei a un’opera che qui non ho citato anche perché non è un progetto, ma è in costruzione e giunta quasi al 40 per cento della sua realizzazione, il Terzo Valico ferroviario. Incrociando le dita si prevede la sua conclusione per il 2023, più verso la fine di quell’anno che all’inizio. Dobbiamo preparare la città  per quella data, perché si tratta veramente di un traguardo decisivo.



Arrivare da Milano e andare a Milano in meno di un’ora di treno ( con la prospettiva in caso di quadruplicamento della linea tra Tortona e la capitale lombarda di accorciare il tempo a poco più di mezz’ora) per passeggeri e merci significa cambiare veramente lo scenario della nostra città. Tra smart working e nuove sensibilità abitative, dettate dalla pandemia e dal distanziamento sociale connesso, Genova sarà molto più attrattiva.



Piccoli segni si osservano già nel mercato immobiliare.  Allora sì che quella “città dei sogni” potrà prendere compiutamente forma, con nuovi protagonisti, nuovi finanziatori, nuove spinte e grazie ai geni dei genovesi e liguri che non si sono certo dispersi e che neppure questo terribile virus può avere annichilito.