Il Senato dice 156 "Sì", con la grottesca appendice del... VAR, con la presidente Casellati e i questori a giudicare dai filmati, nel tumulto dell'aula davanti ai banchi della presidenza, la validità del voto dei senatori Ciampolillo e Nencini. I "sì" sono 156 (tra cui i senatori a vita Cattaneo, Monti e Segre) contro 140 "no", su 313 presenti e 312 votanti. La maggioranza era a 149.
Giuseppe Conte supera così a fatica il giorno del giudizio, ottiene a Palazzo Madama una fiducia risicata, inferiore alla maggioranza assoluta, aprendo scenari che non escludono la salita al Quirinale, con l'ipotesi delle dimissioni con o senza reincarico.
La defezione di Italia Viva non è stata compensata appieno dai variegati "volenterosi" tra cui l'ex tesoriera di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, ponendo il problema posto alla Camera dalla Meloni, che ricordava come Mattarella nel 2018 non avesse dato l'incarico al centrodestra che era la coalizione più consistente.
Conte ha affrontato la sfida della fiducia “A testa alta”, come dice Conte in apertura del suo discorso. “Sono qui a spiegare una crisi di cui non vedo alcun plausibile fondamento” è il giudizio sull'arrocco renziano.
Nel suo intervento, dopo l'appello ai volenterosi lanciato già in Aula alla Camera ieri, approfondisce il concetto di politica "che serve per evitare che il malessere diventi rabbia".
Il discorso di Conte si apre con un richiamo a quel "progetto di Paese di quei 29 punti" programmatici presentati all'inizio dell'esperienza di governo e rivendica che "c'era una visione e una forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia". Riferendosi alla pandemia annota che "ora un uragano sta sconvolgendo il nostro destino collettivo" e che "anche la politica è stata costretta a misurarsi con scienza e tecnica per rispondere a emergenza e crisi economica". QUindi l'affondo verso Renzi: "È complicato governare con chi dissemina mine nella maggioranza, con chi ti accusa di immobilismo e di correre troppo, di non decidere e di decidere troppo". Conferma che gli appalti per le opere previste dal decreto Semplificazioni non sono bloccati, ma "sono cresciuti per un totale di 3,3 miliardi" e "la lista dei commissari è pronta". Inoltre non bisogna fermare il cammino del Recovery plan, che "deve essere completato con le indicazioni del Parlamento".
"CAMBIAMO!" - Come previsto, "Cambiamo!" non ha raccolto l'appello di Conte: "Non siamo ideologici, non siamo faziosi né pregiudizialmente ostili a nessuno. Ma questo Esecutivo così com'è, con linee politiche che non abbiamo mai condiviso, non ci interessa. E non credo - scrive il fondatore del movimento e presidente della Liguria Giovanni Toti su Facebook - che il Paese, in un momento così complesso, possa fare affidamento su un Governo che dipende da qualche "sorpresa" che potrebbe esserci oggi in Senato". Infatti in aula il senatore totiano Gaetano Quagliariello conferma: "La risposta a questa crisi, nell'emergenza in cui si trova l'Italia, avrebbe dovuto essere un governo di salvezza nazionale. Quello che ci viene oggi riproposto è lo stesso governo, con le forze dell'attuale maggioranza e la richiesta ad altri di 'aggiungersi'. Nessun cambio di formula politica né di contesto programmatico: semplicemente è stata chiesta agli attuali oppositori, come noi, un'annessione alla maggioranza".
PINOTTI - L'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, oggi senatore del Pd, ha detto: "Come Pd non comprendiamo questa crisi e voteremo convintamente la fiducia, si deve lavorare per costruire e non per distruggere".
RENZI - Nel più atteso intervento di giornata, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha impietosamente elencato le mosse fatte da Conte ai tempi del governo gialloverde. "Signor presidente, lei ha cambiato la terza maggioranza in tre anni, ha governato con Matteo Salvini. Oggi so che è il punto di riferimento del progressismo e ne sono contento, ma ha firmato i decreti Salvini e quota 100. Ora si accinge alla terza maggioranza diversa ma ci risparmi di dire che l'agenda Biden è la sua agenda dopo aver detto che l'agenda di Trump era la sua sua agenda. Se va all'assemblea generale dell'Onu e rivendica il sovranismo, non può dirsi antisovranista, se va alla scuola di Siri e si dice populista, ora non può dirsi antipopulista. Non può cambiare le idee per mantenere la poltrona. Le è mancata la gavetta della politica - dice Renzi a Conte - e immagina che la politica sia solo l'arte del governo. ma questa arte non è solo distribuire una poltrona. Lei è sempre stato cortese con me, quando ci siamo visti mi ha offerto un incarico agli Esteri e io le ho detto gentilmente di no. La politica non è solo distribuzione degli incarichi".
Nella sua replica, Conte ha sottolineato "Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell'aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?".
Infine: "Se i numeri non ci sono, il governo va a casa".
SALVINI - Nelle dichiarazioni di voto, il capo della Lega Matteo Salvini ironizza: "Qui per qualcuno il problema è perdere la poltrona mentre per gli italiani normali è perdere il posto di lavoro. Mi scuso per qualche collega senatore che mi ha fatto vergognare di essere senatore... Non state cercando dei volenterosi, dei responsabili, ma dei complici per non perdere la poltrona... Non prendiamo lezioni di tutela dei diritti umani da chi mette sullo stesso piano gli Usa e la Cina... Noi per i no dei Cinque Stelle, lo ricordo al collega Renzi, non abbiamo mollato due poltrone ma ne abbiamo mollate sette, e senza rimpianti". Infine una provocazione: "Ai senatori a vita che legittimamente voteranno la fiducia ricordo quello che diceva il leader" dei 5 stelle, ovvero che "'i senatori vita non muoiono mai o muoiono troppo tardi'", ha detto. A quel punto è intervenuta la presidente Casellati, biasimando le sue parole. "Sono d'accordo con lei, presidente - ha concluso Salvini - che le parole dette sono disgustose e quindi il senatore M5 che interverrà dopo di me chiederà scusa".
Quindi il voto, con grande tensione al momento del computo finale, per via della validità o meno dei senatori Ciampolillo e Nencini, arrivati tardi alla seconda chiamata. Il responso vede l'avvocato foggiano restare a Palazzo Chigi, alla guida della terza maggioranza diversa in meno di tre anni, la più debole numericamente per quanto suscettibile di imbarchi in corso d'opera. Ma un esecutivo che ha il solo orizzonte di rinviare il più possibile l'appuntamento con le elezioni sembra avere il respiro assai corto.
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Conte, fiducia al... VAR: 156 "sì" al Senato, con due voti riesaminati in video
L'esecutivo passa l'esame di Palazzo Madama, malgrado la defezione di Italia Viva
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