"La prevalenza di variante inglese in Liguria si è alzata come previsto siamo quasi a un caso su tre, mentre la scorsa settimana eravamo a un caso su 5". Così a Primocanale il professor Andrea Orsi docente di igiene all'Università di Genova.
"Ci sono forti differenze sul territorio regionale - spiega Orsi - a Ponente c'è più prevalenza di variante inglese mentre a levante ci sono meno casi. In generale la prevalenza di variante inglese si sta alzando e come previsto diventerà probabilmente predominante".
Ci dobbiamo preoccupare? "In questi mesi in cui la variante inglese ha fatto la sua comparsa in Italia e in Liguria non abbiamo assistito nè a un aumento dell'incidenza nè a un aumento della gravità dei casi quindi con i dati che abbiamo in possesso in questo momento possiamo dire che la variante inglese non rappresenta un pericolo nel senso che non è più aggressiva, non rappresenta una fonte di malattia più grave sicuramente è variante che diventerà predominante quindi sta sostituendo la variante precedente e quindi ha un vantaggio rispetto ai virus che circolavano in precedenza ma dal punto di vista della malattia del paziente in questo momento non abbiamo dati per dire che ci sia un pericolo che ci possa essere un'evoluzione diversa rispetto a quello che ci aspettiamo. In Gran Bretagna ha superato il 60% quindi è già diventata predominante ma questa variante ci preoccupa poco ma la sua circolazione è un segnale che ci dice che come previsto il coronavirus sta mutando e quindi sorveglianza è fondamentale".
"In questo momento i vaccini hanno dimostrato la loro efficacia anche nei confronti di questa variante - prosegue - ma si stanno studiando le eventuali contromisure, ma in questo momento i vaccini funzionano e dobbiamo proseguire la campagna vaccinale il più velocemente possibile".
Dodici mesi fa l'incubo Covid arrivò in Liguria partendo dal cluster di due alberghi ad Alassio, un anno che non si può dimenticare per chi insegna igiene ma soprattutto lavora nel laboratorio diretto dal professor Giancarlo Icardi da cui sono passati io primi tamponi.
"E' stato un anno veramente concitato e stressante, è stato però un anno dove abbiamo imparato tante cose, dove abbiamo fatto passi indietro sul fronte dell'assistenza ma grandi balzi in avanti dal punto di vista della tecnologia e diagnostica di laboratorio - racconta Orsi - Forse non eravamo pronti, anche se ne avevamo parlato tanto negli anni precedenti, e questa pandemia ha tolto il velo su tutti i problemi sanitari regionali, nazionali e internzazionali e questa crisi si sta già ripercuotendo su tutti i settori della nostra vita".
Il ricordo inevitabilmente va al primo tampone e mentre ne parla il volto del professor Orsi sembra tornare là nel laboratorio a fine febbraio 2020: "Ci ricordiamo il primo in generale e il primo positivo - conclude Orsi - quando abbiamo visto la prima curva salire, come diciamo in laboratorio, ci siamo tutti guardati e abbiamo detto la malattia è arrivata anche qui da noi e ora dobbiamo rimboccarci le maniche e affrontarla e così è stato".
Parla al plurale Orsi, perchè una delle cose che ha insegnato il Covid è che si affronta e si combatte tutti insieme partendo dal laboratorio fino ad arrivare al comportamento di ognuno di noi che ancora oggi è fondamentale nell'ottica del contenimento del contagio.
salute e medicina
Covid, prof. Orsi: "Un caso su tre di variante inglese. Non dimenticherò il primo tampone positivo"
Il racconto di questi 12 mesi
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