La prima domanda che si fanno politici, professionisti e tutti coloro che non voteranno il nuovo presidente di Confindustria Genova, è se l’associazione degli industriali dopo l’elezione del nuovo presidente e della sua squadra proseguirà su una linea rivolta agli interessi interni o se vorrà riassumere, come nell’epoca pre Bisagno, ad un ruolo di grande progettualità e attenzione allo sviluppo complessivo del territorio.
In questi giorni siamo nel pieno di una battaglia di caccia ai voti da parte dei candidati che diventeranno tali a partire dal 19 aprile quando si apriranno le “autocandidature”. E i probiviri di Confindustria dovranno già affrontare il caso della eleggibilità di Sonia Sandei, la manager di Enel che sembrerebbe non avere alcuni requisiti essenziali per presentarsi secondo le regole di Confindustria Genova che prevede che i candidati rappresentino realtà industriali del territorio.
Dal 19 al 25 aprile, quindi, si potranno presentare le autocandidature e sono ormai certe quelle di Sandro Scarrone, a capo di Cetena area Fincantieri, e di Umberto Risso titolare di AutogasNord, ambedue Vice Presidenti.
Sembra ripetersi il duello tra pubblico e privato che caratterizzò le elezioni che poi videro Giovanni Mondini (gruppo Erg) eletto presidente contro Andrea Gemme, candidato di Fincantieri e fortemente appoggiato dal Rina di Ugo Salerno, che dopo la sua sconfitta uscì da Confindustria in aperta polemica lasciando iscritta solo una piccola controllata.
Nel mese di maggio, poi, ci saranno le consultazioni dei tre saggi past president, Bisagno, Zampini e Calvini, che capiranno se si potrà andare alla nomina di un candidato condiviso o se si dovrà passare ad elezioni nelle quali si voterà per un presidente e la sua lista.
Chiunque vinca, il nuovo Presidente si troverà davanti una Confindustria lacerata, specie quella del sistema portuale dopo il pesante attacco all’Autorità Portuale del Presidente Paolo Emilio Signorini e della Compagnia Unica che ha anche creato una frattura, oltre che interna, anche con le istituzioni, i sindacati e diverse associazioni di categoria. Il tutto affrontando anche la possibile uscita di importanti terminalisti che potrebbero aderire a un’operazione alternativa in Confommercio.
Sarà anche opportuno un riallineamento con Confindustria nazionale visto che quella genovese preferì la candidatura di Mattioli a quella di Bonomi Bolchini.
Anche se apparentemente la nomina del nuovo Presidente di Confindustria riguarda solo gli associati, tutte le realtà che contano in città stanno assistendo, e forse neanche così passive, a queste elezioni: sperando che quello confindustriale diventi un gruppo che, anziché dividersi e dividere, si unisca alle altre realtà per uno sviluppo di cui Genova ha grande bisogno.
cronaca
Confindustria al servizio di se stessa o della città?
Chiunque vinca, il nuovo Presidente si troverà davanti una Confindustria lacerata
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