Il calcio era nato in Inghilterra ed è l'Inghilterra a salvarlo, con una Brexit al contrario. Tutte le squadre di Premier League che avevano aderito alla Superlega tornano infatti sui loro passi ed è una mossa destinata a scatenare l'effetto domino. Lo stesso primo ministro Boris Johnson, artefice dell'uscita britannica dall'Europa, ha esultato per il dietrofront dei sei club inglesi: "La decisione di Chelsea e Manchester City è - se confermata - assolutamente giusta e li lodo per questo. Spero che gli altri club coinvolti nella Super League europea seguano il loro esempio".
La riunione d'urgenza convocata a tarda sera dai fondatori si è conclusa con un nulla di fatto, dopo la presa d'atto del ripensamento ufficiale del Manchester City (proprietà: Emirati Arabi Uniti) e lo seguiranno Chelsea (Russia/Israele), Manchester United (USA), Arsenal (USA), Liverpool (USA) e Tottenham. Solo gli Hotspurs, tradizionale espressione della comunità ebraica londinese, sono di proprietà inglese. Il City è di uno sceicco emiratino, il Chelsea (nella foto, le proteste dei tifosi) è di Abramovic, russo con cittadinanza israeliana; United, Arsenal e Liverpool hanno padroni USA. Ma i padroni stranieri non hanno potuto ignorare la rivolta dei tifosi. Secondo indiscrezioni si è chiamato fuori anche l’Atletico Madrid e il Barcellona lo farà, avendo scelto di affidare la decisione al voto dei soci.
Per assurdo, un sondaggio online, realizzato in giornata dal sito "Forza Football" fra i tifosi di calcio e segnatamente quelli delle 12 società secessioniste, ha evidenziato i fortissimi malumori degli stessi beneficiari di base. Se era scontato il "No" del 95% dei sostenitori di altri club, anche tra i fans delle promotrici il dissenso è vistoso. Non vogliono la Superlega i tifosi di Arsenal (89%), Tottenham (88%), Manchester United (87%), Liverpool (86%), Atletico Madrid (84%), Chelsea (84%), Manchester City (78%), Barcellona (75%), Inter (73%), Milan (69%) e Real Madrid (61%). I soli favorevoli sarebbero i supporters della Juventus: i "No" sono in minoranza, al 48%. Curioso come i sostenitori delle tre italiane siano fra i quattro meno riluttanti al progetto, insieme con quelli del Real di Florentino Perez che era stato il promotore.
Il presidente UEFA Aleksandr Ceferin ha di fatto "graziato" i Citizens, lasciando quindi intravvedere una sorta di perdono per i "golpisti" ravvedutisi in tempo: "Sono lieto di dare il bentornato al City nella famiglia del calcio europeo. Hanno mostrato grande intelligenza nell'ascoltare le tante voci - in particolare quella dei loro tifosi - che hanno enunciato i benefici vitali che l'attuale sistema ha per tutto il calcio europeo; dalla finale di Champions League fino alla prima sessione di allenamento di un giovane giocatore in un club di base. Come ho detto al congresso Uefa, ci vuole coraggio per ammettere un errore, ma non ho mai dubitato che avessero la capacità e il buon senso di prendere quella decisione".
La giornata si era sviluppata tra l'esecutivo Uefa, con Ceferin che provava a tendere la mano invitando "i presidenti di alcuni club, inglesi principalmente", a "cambiare idea", e Florentino Perez che indicava nella Superlega la via "per salvare il calcio", mentre veniva ribadita la contrarietà della Fifa, col presidente, Gianni Infantino, che annunciava che "i club ne pagheranno le conseguenze". Superato, si fa per dire, lo choc del comunicato dell'altra sera, il pallone (e non solo) ha fatto muro. E la ribellione dei tifosi sembra avere la meglio.
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Superlega: lasciano le inglesi, progetto verso il fallimento
La ribellione dei tifosi dell'isola dove il calcio è nato forse lo salverà
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