cronaca

E c'è chi persino pensa di cambiare mestiere
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C'è chi ha deciso di restare chiuso in questa prima settimana in zona gialla, perché aprire sarebbe 'costato' di più. E' il caso di chi appartiene all'altra metà di bar e ristoranti che non hanno un grande spazio all'aperto. In centro storico a Genova sono tantissimi coloro che non hanno avuto modo di allestire un dehor, il 50% dei locali del resto a Genova non hanno questa possibilità. 

"Abbiamo deciso di restare chiusi perché all'esterno abbiamo solo quattro tavolini da due persone e perché un coprifuoco alle 22 per il nostro tipo di ristorante è assolutamente improponibile", spiega il ristoratore Enrico Vinelli. "Non è una resa, ma da un anno continuiamo a lamentare che in queste condizioni non possiamo andare avanti". 

Serrande abbassate anche in tutta via Canneto il Lungo, dove i bar un tempo meta di movida al brindisi con il tradizionale Asinello genovese, tra coprifuoco alle 22, divieto di far consumare al bancone e timore di assembramenti hanno preferito rimandare. E c'è chi addirittura sta pensando di cambiare mestiere: "Mia moglie in una giornata se va bene riesce a fare solo 20 caffé, ci conviene tenere chiuso per adesso e nel mentre io cerco di fare qualche lavoretto per riuscire a mantenere la famiglia", spiega un titolare di un locale. "Per noi è impossibile lavorare così".

Ma il piano B non può e non deve essere un'opzione. "In Italia oltre alla cultura e alla storia, il fattore cibo è determinante per il turismo, la tradizione e la grande professionalità. Io non me la sento di cambiare lavoro poiché la reputerei una grande sconfitta", commenta Vinelli. "Vorrei che però cambiassero mestiere quelli che hanno deciso queste regole assurde".

(Foto da Instagram @lavienrockdesami)