
"Sul conteggio della pena in caso di omicidio stradale intervengono diversi fattori, si va da un minimo di due anni ad un massimo di 12", spiega l'avvocato Stefano Sambugaro. "Quando si sceglie il rito alternativo si ha lo sconto di un terzo della pena, se il danno arrecato alla persona offesa viene risarcito può entrare in gioco un ulteriore sconto di pena e se ancora la persona che ha commesso il reato ha mostrato segni di pentimento e non ha un curriculum particolare alle spalle può ottenere un altro sconto: tutte queste valutazioni sono rimesse alla scelta del giudice". Ma se da una parte ci sono i fattori che tengono conto della condotta positiva, ci sono anche le aggravanti che in casi come questi possono entrare in gioco.
"Ricordo che chi compie un incidente andando oltre i limiti di velocità rischia un'aggravante che porta la pena anziché da 2 a 7 anni, da 5 a 10 anni. In caso di fuga può essere aumentata fino ai due terzi, arrivando a 15 anni di condanna, quasi come per un omicidio volontario anziché colposo".
Per Mattia De Lorenzo, invece, campione di boxe thailandese che il 14 luglio 2019 era finito contro un new jersey sulla A7, non protetto, è stato indagato Federico Zanzarsi, responsabile Struttura Esercizio di Società Autostrade che è coinvolto anche nelle indagini di Ponte Morandi. "Le due indagini e i due processi resteranno ben separati", chiarisce Sambugaro. "Il problema sulla responsabilità di coloro che gestiscono le strade è risolto da una circolare che dice che anche i concessionari sono chiamati a rispondere di eventi lesivi che accadono sui beni a loro affidati: è più complesso l'accertamento di un'ipotetica responsabilità, poiché bisogna provare la prevedibilità dell'incidente e gli interventi di manutenzione che si dovevano mettere in atto per prevenire quanto poi è accaduto".
IL COMMENTO
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