Evviva la Genova dei dehors, spuntati nella speranza del post pandemia, nelle strade e piazze più impensate. Una città bella e luminosa. Tavolini nei vicoli, negli angoli di piazzette dimenticate, in mezzo a carruggi stretti come bisce, ma soprattutto evviva i tavolini cresciuti nelle strade trafficate della città Ottocentesca.
Piazza Colombo è rinata, gode di una vita nuova, intorno alla fontana dimenticata per anni, coperta dall’orrendo groviglio delle automobili. Povera fontana che vollero alla metà del Seicento da piazzare a Ponte Reale i Protettori delle Compere, che erano ricchi e potenti e la commissionarono ai progettisti della vasca e ci aggiunsero i delfini capovolti e l’allegoria della fama. Poteva stare tranquilla questa fontana tra le disperate fontane genovesi? Figuriamoci… traslochi continui come il commovente Enea di piazza Bandiera. Traslochi da Ponte Reale a piazza Colombo e poi la dimenticanza. Finché esplodono per necessità di vita i dehors, come a Parigi, fatti con sedie e tavolini, magari quelli rotondi e piccoli dove ci stanno due bicchieri di bollicine e a stento le patatine. Però oggi si vede bene la bella fontana dove andavano a bere gli instancabili muli che trainavano i carri zeppi di ortaggi della Val Bisagno. Seduti nel dehors scopriremo che in un palazzo lì davanti una targa sconosciuta racconta che ci nacque il poeta Edoardo Firpo e che la piazza fu spaventosamente bombardata dagli alleati nell’ultima guerra. E le bombe uccisero tanti genovesi. E la piazza prima di essere dedicata a Cristoforo era proprio in nome di quelle povere vittime innocenti.
Persino via Assarotti che se non fosse una pista di bus, camion, auto e moto, sarebbe una strada scenografica (osservate dall’imbocco di Manin, in fondo, la statua di Vittorio a cavallo e il mare magari con una nave che entra in porto) ha qualche striscia di dehors, sui marciapiedi stretti, addossati ai palazzi. A osservare la facciata dell’Immacolata o il palazzo dove la sorella di Garibaldi ospitò l’illustre fratello. Dehors in Circonvallazione sopra il vecchio acquedotto, dehors nelle vallate, dehors sul mare.
Evviva i dehors che ci fanno riposare, parlare e riflettere sulla bellezza della nostra città. Evviva le strade pedonali, come la piazza di Sarzano un tempo ammasso di carrozzerie e oggi superba e piena di sole, adagiata davanti la facciata di San Salvatore, pronta a mostrare qualche scorcio di mare portuale e a dare pace, finalmente, a Margherita di Brabante, elevata al cielo anche se di marmo e fatta a pezzi prima di essere miracolosamente ricomposta.
Che cosa c’è di più appagante, dopo mesi di isolamento, lasciarsi incantare in silenzio seduti al sole e accompagnati da una profumata Bianchetta?
cronaca
Evviva i dehors che ci aiutano a scoprire una Genova diversa
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