Un primo pezzetto di verità, o almeno un pezzo di verità processuale sulla morte di Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni deceduta al Policlinico San Martino per 'infarcimento emorragico post trombotico', una vasta emorragia cerebrale; dopo due interventi chirurgici di eccezionale complessità, è affidata all'autopsia che si terrà nelle prossime ore.
La ragazza, che aveva volontariamente assunto la prima dose di Vaxzevria, il vaccino di AstraZeneca, durante un open day, sembra - secondo quanto scritto nelle cartelle cliniche acquisite dalla procura - soffrisse di piastrinopenia, una patologia che potrebbe aver interferito con il vaccino e che non sarebbe stata segnalata nella cartella anamnestica che ciascuno deve compilare prima di ricevere la dose vaccinale. Tra l'altro non sarebbe stata riferita nemmeno la cura con estroprogestinici seguita dalla ragazza, cura proseguita dopo l'assunzione di Vaxzevria.
Il medico legale Luca Tajana e l'ematologo Franco Piovella eseguiranno l'autopsia (l'incarico dovrebbe essere conferito domani) e analizzeranno anche i campioni prelevati in sede d'intervento chirurgico dai medici del San Martino per cercare di rispondere alle tante domande dei magistrati che si occupano del caso di Camilla. In serata, i genitori della ragazza dovrebbero nominare un consulente di parte. I risultati dell'autopsia, con l'analisi delle cartelle cliniche della ragazza acquisite negli ospedali di Lavagna e di Genova e il certificato anamnestico compilato prima della somministrazione del vaccino, oltre alle testimonianze dei medici che seguivano Camilla, dovrebbero aiutare a ricostruire il quadro di quanto è successo sul fronte medico. Una volta eseguita l'autopsia, il nulla osta potrà liberare la salma per le esequie che dovrebbero tenersi nella parrocchia di riferimento della famiglia a Sestri Levante.
Una tac fatta senza mezzo di contrasto, dimissioni il giorno dopo senza ulteriori accertamenti, mancato trasferimento all'ospedale San Martino di Genova. Sono questi gli aspetti su cui si concentrano i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo insieme all'aggiunto Francesco Pinto, nell'indagine sulla vicenda di Camilla Canepa.
La ragazza era arrivata al pronto soccorso del piccolo ospedale di Lavagna il 3 giugno con un forte mal di testa e fotosensibilità. Era stata sottoposta a una tac, senza liquido di contrasto, e tenuta in osservazione per una notte e dimessa il giorno dopo con la prescrizione di ripetere le analisi del sangue dopo 15 giorni. Nella scheda dell'ospedale era stata indicata una piastropenia autoimmune familiare oltre alla cura per una cistite, ma non era stata indicata nella scheda anamnestica dell'hub vaccinale.
Con una tac più approfondita, si chiedono gli inquirenti, si sarebbe visto cosa stava succedendo? Oppure, con un ricovero da subito al San Martino si sarebbe fatto prima? Insomma, con i sintomi e sapendo che aveva fatto il vaccino, i medici di Lavagna hanno sottovalutato le condizioni della studentessa? I farmaci ormonali che Camilla aveva iniziato a prendere subito dopo il vaccino possono avere provocato i trombi? A tutti questi quesiti dovranno rispondere il medico legale Luca Tajana e l'ematologo Franco Piovella a cui domani verrà affidato l'incarico per l'autopsia.
La morte di Camilla ha generato rabbia, sconforto e angoscia. E ha portato incertezza e dubbi. Così come la morte di Gianluca Masserdotti, 54 anni, morto a Brescia 12 giorni dopo aver ricevuto la dose di AstraZeneca. Anche lui è morto per una trombosi., anche per la sua morte la procura bresciana ha aperto un'inchiesta, ipotizzando l'omicidio colposo.
cronaca
Morte di Camilla, nel mirino dei Pm ritardi e omissioni dell'ospedale
Inchiesta anche a Brescia per il decesso di un 54enne morto di trombosi
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