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"Certo che le responsabilità saranno molteplici e con diversi livelli di gravità, infatti abbiamo ben 59 indagati, certo che, come in molte strutture, c’era anche qualche difetto costruttivo, che non ha impedito al ponte di resistere arrivando a consunzione, 50 anni, ma tentare di utilizzare questo elemento per lavarsi la coscienza non lo possiamo permettere", dice Possetti.
"Speriamo in un processo limpido e in tempi brevi ma la giustizia per vicende simili ci ha insegnato che non sarà così", commenta Egle Possetti a Primocanale, "Non abbiamo molta fiducia nei tempi".
"Per noi assistere ancora a questo teatrino, prima dell’inizio del processo francamente non è accettabile, vorremmo un po' di classe, ma si sa per difendere la “pellaccia" si cerca ovviamente di fare di tutto; peccato che, al contrario, non siano stati fatti gesti concreti per difendere le vite di tutte le persone che sono transitate sopra e sotto questo ponte in circa 20 anni di gestione, non in pochi mesi, altrimenti il ponte non sarebbe crollato. Questo lo stile di alcuni dei nostri manager, buttano una pietra in un mare d’acqua sperando che le onde possano far perdere di vista l’orizzonte e soprattutto sperando che cavillo dopo cavillo si arrivi alla tanto agognata prescrizione".
E sullo spauracchio della prescrizione Possetti è incisiva: "State pur certi che probabilmente anche in questo processo ci sarà il tentativo di tutti gli imputati, come purtroppo avvenuto per altre stragi, di ricercare la prescrizione come unica ancora di salvezza. Noi siamo qui, piccolini ma con il cuore grande e spezzato da quello che abbiamo perso, che è impagabile ed inaccettabile, faremo tutto quanto in nostro lecito potere per inchiodare i colpevoli alle loro responsabilità, noi pretendiamo però dallo Stato al completo giustizia per i nostri cari, pretendiamo di essere trattati con dignità come parenti di vittime e come cittadini".
IL COMMENTO
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