cronaca

I giovani ribattono: "Genova città per vecchi, create alternative per un sano intrattenimento"
2 minuti e 40 secondi di lettura
Pioggia di segnalazioni di schiamazzi, risse e musica alta fino a tarda notte: per i residenti del centro storico dopo quasi un anno di coprifuoco e restrizioni è tornato l'incubo della 'mala' movida. Il bilancio dell'ultimo sabato sera è di tre agenti feriti e un arresto, ma a volte i cittadini esagerano, come nel caso della chiamata alla municipale per un torneo di volley tra ragazzi. Per questo il municipio ha istituito una mail per le segnalazioni: . Ma non è facile trovare soluzioni nell'immediato.

“Già da tempo abbiamo proposto di trasferire le zone di ritrovo per i giovani e la nostra prima ipotesi è sempre stata l’area di Ponte Parodi nella zona dei moli al Porto Antico, perché è un luogo dove si potrebbe fare intrattenimento senza disturbare gli altri”, ricorda il presidente del municipio 1 Centro Est Genova Andrea Carratù. “Tra le altre vie c’è quella di modulare i flussi, gli orari, la presenza delle forze dell’ordine: tutte cose che devono integrarsi con una educativa di strada. Bisogna far capire ai giovani che non devono bere tanto per bere, alla ricerca dello sballo: due o tre minorenni finiscono ogni serata in coma etilico all’ospedale Galliera”.

E se c'è chi si lamenta, in altre zone del Centro Storico i problemi sono ben diversi, dallo spaccio al degrado. “Noi di Via del Campo non siamo di certo interessati dalle stesse problematiche di piazza delle Erbe o i vicoli limitrofi, anzi a noi piacerebbe avere un po’ di movida sana”, racconta Kim Pasini del comitato Via del Campo. “Ubriachezza molesta e liti vanno limitate e controllate, il ruolo delle attività è quello di essere presidio sul territorio e evitare la criminalità: se venisse diluita anche nella nostra zona, magari con un’offerta diversificata anche per gli over 30, potrebbe essere più facile gestirla”.

Ma i giovani, che hanno voglia di uscire, ma che al tempo stesso capiscono il problema, accusano la città di non offrire troppi svaghi. “Genova non è una città per giovani, la movida non deve essere solo in centro, ma proprio per questo bisogna creare delle alternative”, ribatte Filippo Dellepiane che da studente universitario conosce bene la vita notturna genovese. “Da sempre si è demonizzato il divertimento, già in epoca pre Covid, ma non c’è nulla di più sbagliato. I vicoli sono un luogo che aggrega ragazzi di tutte le estrazioni sociali e di tutti i quartieri, attirati soltanto dal fatto che si possa bere a poco: guardando altre città, dovremmo prendere esempio e creare una sana movida”.

Un cambiamento deve avvenire, ma non deve essere un semplice trasferimento, uno “spostare il problema”. Aumentare l’offerta di locali e intrattenimento dedicato ai più giovani potrebbe limitare i fenomeni di violenza, esasperati dal periodo di lockdown appena trascorso che hanno logorato psicologicamente soprattutto gli studenti. E questo potrebbe avvenire anche grazie ai progetti di riqualificazione pensati proprio per il centro genovese, sul tavolo proposti dai comitati ce ne sono sei allo studio.