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Ho ritrovato Malcolm di Boise (Idaho), Jacques di Lione, Hachiro di Tokyo (per tutti noi Hachi), Caolbhadh di Dublino, mamma che nome ma per semplificare lo chiamiamo tutti Caolila come il whisky, Giancarlo di Genova che a Genova non vedo mai e altri ancora. Si guarda il film, si va a bere insieme, magari le rare volte che c’è tempo ci scappa anche una pizza ma soprattutto ci si confronta sulle proprie passioni e i film visti.
Ieri il confronto su ‘Annette’ che ha inaugurato il Festival ci ha trovato d’accordo nel giudicarlo debole al di là della bravura di Leos Carax, regista di culto qui in Francia, solo sei film in trentasette anni tra cui il celebratissimo ‘Gli amanti del Pont-Neuf’. Un musical postmoderno (ma agli antipodi del ‘La la land’ di Chazelle) che racconta la storia d’amore tra due artisti (Adam Driver e Marion Cotillard): lui fai il comico, lei la soprano. La nascita di una figlia, l’Annette del titolo che si dimostrerà fin dal fisico una sorta di corpo estraneo all’interno del loro amore, e il declino professionale di lui li condurrà ad una deriva inaspettata e drammatica.
Il classico ‘film da festival’, solo un misero applauso di circostanza alla proiezione per la stampa, che esalta la consueta bulimia artistica di Carax che mischia tanti generi immergendoli in una musica continua – dramma, commedia, fantastico, perfino soprannaturale – arrivando alla fine ad un film estenuante (2h’20’) dove la discesa agli inferi di un uomo si perde tra uno sfrenato narcisismo e allegorie talvolta criptiche.
IL COMMENTO
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