Pendolari e turisti vivono gli stessi disagi sui treni della Liguria: mezzi regionali super affollati, intercity e frecce su cui è impossibile prenotare un posto a causa della capienza ridotta. Nelle tratte maggiormente frequentate, come le Cinque Terre, per garantire un mezzo ogni venti minuti per i non residenti in Liguria scatta una tariffa maggiorata di 4 euro a corsa. Ciò significa che anche la singola distanza di poco più di 400 metri dalla stazione di Riomaggiore a Manarola costa tale cifra. Spostarsi tra i diversi borghi diventa economicamente sconveniente a meno che non si scelga di acquistare la carta del Parco a 16 euro a persona al giorno. La maggiorazione tariffaria serve per garantire più treni durante la stagione estiva, ma penalizza il turismo stanziale e, soprattutto, secondo un comitato di residenti e pendolari delle Cinque Terre, non è equiparabile al servizio svolto.
Qualcosa nei conti non torna e il comitato – composto da associazioni, attività imprenditoriali e cittadini delle Cinque Terre – in questi anni ha portato avanti una vera e propria battaglia legale al fine di chiarire i dettagli del contratto di servizio del trasporto pubblico ferroviario sottoscritto tra Trenitalia e Regione Liguria, nonché dei ricavi dei biglietti a ‘tariffa Cinque Terre’. La contesa è arrivata sino al Consiglio di Stato che con una sentenza lo scorso marzo ha costretto Trenitalia a rendere pubblici gli incassi dei biglietti a 4 euro: circa 22 milioni (con iva) per il solo 2018 a cui vanno aggiunti i ricavi della bigliettazione ordinaria.
“Il biglietto è il più caro d’Italia rispetto alla distanza percorsa – spiega Patrizia Lombardo, portavoce del comitato locale – e, inoltre, favorisce un turismo mordi e fuggi perché il turista non divide la visita in più giorni come si dovrebbe fare per una migliore fruizione del territorio, ma prende una carta giornaliera e corre frettolosamente da borgo a borgo. In inverno abbiamo quattro treni in meno rispetto all’orario di anni fa. Manca il treno storico che collegava la riviera di levante con il parmense. Ora siamo in attesa di un’udienza in Consiglio di Stato, nel mentre, abbiamo già ottenuto la desecretazione dei ricavi relativi all’anno 2018 che hanno confermato cifre molto più importanti di quanto dichiarato e previsto. Sull’ipotesi di ridotti ricavi è stata basata la necessità di questa onerosa tariffa. Alla luce però di questi nuovi elementi riteniamo che il biglietto da 4 euro non sia necessario e soprattutto ci opponiamo al proseguimento del contratto di servizio che prevede negli anni ulteriori aumenti sino ad arrivare ad una tariffa di 6 euro a tratta” conclude Lombardo.
IL COMMENTO
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