Se ne è andato troppo presto perché quello come lui mancano sempre, anche se hanno raggiunto una età ragguardevole come i suoi 75 anni. Troppo presto perché Beppe Costa rappresentava ed ha sempre rappresentato un punto di equilibrio, una tranquilla forza di buon senso nella politica di tanti decenni genovesi, la prima, la seconda,la terza Repubblica (se è mai esistita), in epoche diverse e sistemi tanto disuguali e senza mai essere un protagonista di primo piano, ma una tranquilla presenza solida e efficiente.
Era un medico prima di tutto, di quelli dei quali ti puoi fidare sempre, al quale chiedere consigli senza restare mai deluso ed anche se la politica, gli incarichi pubblici lo avevano sempre attratto e assorbito, un medico era rimasto. L’ultimo incarico era quello di presidente dei seniores di Forza Italia, il partito nel quale militava da quando non c’era più la sua Dc, quella moderata, centrista, con le radici piantate bene nel territorio e nelle tradizioni cattoliche. Beppe Costa era stato certamente prima di tutto un democristiano e questo era rimasto, anche dopo l’adesione convinta a Forza Italia, il rapporto anche diretto e personale con Silvio Berlusconi.
Tanto è vero che quel ruolo di ponte tra la vecchia Dc che non c’era più e i post dc trasmigrati in Fi lui lo aveva continuato a costruire con la caparbietà e la costanza degli uomini fedeli ai propri ideali e ai principii certi. Non è un caso se c’era la sua regia, tranquilla, mai ostentata, nelle riunioni con le quali spingeva, per esempio Claudio Scajola, anche nei momenti complicati della sua carriera, a venire a Genova. La falsariga era quella di una linea moderata, centrista, mai esasperata.
Era stato consigliere comunale per la Dc tra il 1985 e fino al 1993, prima nella maggioranza che reggeva Cesare Campart, il sindaco repubblicano, poi quando la guerra tra i grandi partiti aveva portato Romano Merlo, l’outsider socialdemocratico, a Tursi.
Anche il passaggio a Forza Italia non aveva interrotto il suo ruolo di consigliere comunale. Negli anni di Campart era stato anche presidente della USL 12, quella che comprendeva anche il Gaslini, utilizzando la sua esperienza nel settore sanitario.
Era stato anche rappresentante nazionale per gli Anziani di Forza Italia.
Era un fedele non solo ai suoi principi, ma anche a quello stile riservato, ma forte di chi sta magari un passo indietro ai leader, ma non recede mai nel portare avanti le battaglie in cui crede.
Difficile trovare in questi lunghi anni di impegno pubblico, nelle istituzioni e nei partiti, qualche “nemico” di Beppe Costa. Era rispettato da tutti, compagni di partito e avversari. Se ne è andato rapidamente dopo un improvviso ricovero in ospedale. Lo ricorderanno in tanti, al di là delle bandiere e lascerà un vuoto difficilmente colmabile.
cronaca
Beppe Costa, la vera politica di un medico-signore
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