Michela nel suo vestito scuro che abbraccia e stringe chiunque si pari davanti, Michela che piange, cerca di sorridere. Michela con lo sguardo perso nel vuoto.
Chiavari nel giorno dell'addio si è stretta intorno alla moglie del suo "sindaco buono", Marco Di Capua, morto a soli 50 anni all'improvviso lunedì scorso mentre stava programmando di andare in vacanza con Michela e i due gemellini di sette anni.
I funerali di Di Capua si sono svolti alle 10,30 nella cattedrale nostra Signora dell'Orto dove il feretro è arrivato dall'atrio del vicino palazzo Bianco, sede del Comune, portato sulle spalle di alcuni consiglieri comunali, primo fra tutti Antonio Segalerba, presidente del consiglio comunale, il grande amico di Marco, e anche il suo consigliere. "Ci completavamo, io spigoloso, lui più accomodante e portato al dialogo" ha ricordato Segalerba, che ha aggiunto: "Ma poi le decisioni le prendeva lui, il sindaco".
La cerimonia funebre è officiata dal vescovo Gianpio Devasini e dal vescovo emerito Alberto Tanasini.
Il resto della città è chiusa per lutto: il caruggio, piazza Mazzini, la piazza del Mercato vuota, i negozi aperti si contano. Tante serrande abbassate con un foglio: "Chiuso per lutto". Gli unici che non capiscono sono i turisti in canotta e ciabatte.
Dal pulpito i primi passi del vangelo li legge il vicesindaco Silvia Stanig, a cui ora senza Di Capua tocca il peso della fascia tricolore del sindaco: "Un peso enorme che cercherò di onorare in memoria di Marco" dice.
Nella basilica in stile pantheon ci sono circa 400 persone: perlopiù autorità, dal presidente della regione Liguria Toti, al prefetto di Genova Franceschelli.
Ci sono anche tanti sacerdoti, tanti familiari e amici stretti di Di Capua, consiglieri comunali di Chiavari, una marea di sindaci, primo fra tutti Gian Alberto Mangiante, primo cittadino di Lavagna, anche lui come Di Capua eletto a capo di una lista civica.
Prima della cerimonia sulla bara il giovane calciatore dell'Entella Andrea Bruno depone una maglietta biancoceleste della Virtus con il nome del sindaco: Di Capua amava il calcio, era un abbonato al comunale e giocava anche a calcetto.
Tanasini dal pulpito ricorda la grande integrità morale di Di Capua, "un' eredità" poi si rivolge alla vedova, Michela, "cara, il posto di Marco non potrà mai essere sostituito ma non sei sola a vivere questo dolore. Noi siamo con te".
All'esterno della cattedrale sotto il sole ecco i chiavaresi, molti con il vestito bello, ordinati e distanziati davanti a pronao stipato di gonfaloni dei comuni e delle tante associazioni. Di sedie occupate ce ne sono 500, ma di gente ce ne è molta di più, in piedi, che si stringe per seguire la funzione dai tre maxi schermi, per fare l'ultimo saluto al "sindaco buono" che non c'è più.
cronaca
Chiavari abbraccia Michela, la vedova del suo "sindaco buono" che non c'è più
Si rivolge a lei anche il vescovo Tanasini: "Marco non potrà mai essere sostituito, ma noi siamo con te".
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