Hai vent'anni, vivi a Genova ed è sabato sera, cosa fai? Le opzioni non sono tante, forse una birra nei vicoli, oppure un drink al Baretto o magari un bel giro al Porto Antico. Una serata come le altre, un sabato sera standard e purtroppo, la scelta è limitata. E allora ti prepari, esci, incontri gli amici e ti incammini verso lo stesso posto in cui sei andato la settimana prima e pensi, o forse è più un atto di autoconvincimento, che non è così importante dove sei ma con chi sei.
Eppure dopo il Covid la 'serata' in un solo posto non esiste più, alle 10 di sera sei in piazza San Donato, tante persone, rumori, musica e un amico che non vedi da tanto tempo ti scontra per sbaglio mentre bevi una birra. Lo abbracci, anche se dopo il lockdown hai sempre nella testa quella vocina che ti dice che non dovresti, e in un attimo non importa se siamo sempre nello stesso posto, ogni fine settimana. Poi arriva la secchiata d'acqua perchè forse stai urlando un po' troppo, oppure perchè sono quelli accanto a te a fare casino o solo perchè è tardi e la gente vuole dormire. Ho sempre pensato avessero ragione.
Poi arrivano le 11 e in pochi minuti tra i caruggi non c'è quasi più nessuno, "sono tutti al Baretto, ci muoviamo?". Un vero e proprio esodo verso il bel lungomare della città. E allora perchè no, andiamo.
Questo è il racconto di un sabato sera qualunque per molti ragazzi genovesi. La movida, la 'vita notturna' a Genova, ha sempre visto il centro storico come suo più grande palcoscenico, con tutto quello che ne comporta. Quante notizie, una dopo l'altra, abbiamo letto da quanto la Liguria è entrata in zona bianca? Risse, accoltellamenti, continui interventi delle forze dell'ordine e poi l'ordinanza che ha vietato il consumo di alcol nel Centro Storico. E allora si inizia a parlare di malamovida, che nasce nei vicoli e si sposta, si allarga fino a inglobare diverse parti della città.
Zone da sempre luoghi di ritrovo per ragazzi di tutte le età oggi sono luoghi di 'perdizione' per molti giovani, si sono trasformate: cocci di bottiglia, casino fino a tardi, spazzatura, alcol e risse. E per quanto possa sembrare semplice additare di essere dei maleducati tutti quelli che il sabato sera lo passano in questi posti, bisogna andare più a fondo e chiedersi: quali sono le opzioni?
Le discoteche sono chiuse e prima o poi i bar tirano giù la saracinesca, e allora hai un gran numero di giovani senza niente da fare e tanta voglia di stare fuori fino all'alba.
Forse il nocciolo del problema è proprio quello: le discoteche chiuse non impediscono ai ragazzi di stare fuori di casa fino al mattino, ma creano uno scompenso, l'equilibrio esistente si rompe e sta a loro ricostruirlo. La movida si è evoluta adattandosi alle ordinanze, alle regole della pandemia e la malamovida, sua conseguenza quasi naturale, è approdata in nuovi porti.
Trovare un modo per riaprire le discoteche sarebbe il primo passo per ricostruire quell'equilibrio, per sempre segnato dal coronavirus, e far tornare i giovani a divertirsi in un ambiente controllato, creando una valvola di sfogo per rilasciare la pressione accumulata in due anni difficili per tutti. La discoteca è stata definita il santuario della movida, la sua casa, e all'ora perchè invece che lamentarci del casino, degli schiamazzi fino a notte fonda, del bere e dell'esagerazione che sta colpendo la "generazione Covid-19" in questo momento, non si fa un passo verso di loro? Un passo, forse necessario, per la quinta città più vecchia d'Europa.
cronaca
Discoteche chiuse e niente da fare: l'evoluzione della movida post-Covid
Riaprire le discoteche sarebbe il primo passo per contenere la malamovida
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