
L’ultima volta che i banchi occuparono il cuore di San Fruttuoso era alla vigilia dello scoppio dell’emergenza Covid nel febbraio del 2020. Oggi a distanza di venti mesi il popoloso quartiere della Bassa Val Bisagno si è riappropriato dell’anima della Fiera stessa. Prodotti per arredare e pulire la casa, vestiti, bigiotteria, giochi, fiori, piante e prelibatezze di ogni genere e gusto, proprio questi ultimi gettonattissimi: dai dolci siciliani, ai formaggi sardi, dai panini con porchetta e lampredotto toscani ai sapori dolci del miele e quelli forti del peperoncino calabrese.
Tutti con la mascherina addosso (più o meno ben indossata), distanze di un metro non sempre rispettate, ma d’altronde era quasi impossibile visto gli spazi. Forze dell’ordine a presidiare i punti d’accesso così come i volontari a verificare che tutto si svolgesse in tranquillità lungo il percorso. Soddisfatti i genovesi che hanno trascorso la giornata tra i banchi degli operatori arrivati da tutta Italia. E proprio questi ultimi hanno sfruttato l’occasione per vendere la propria merce e ripartire dopo un anno e mezzo complicato: alla fine il bilancio è positivo per tutti.
Ma quello che più piace e colpisce è la normalità riconquistata dopo mesi e mesi di bollettini Covid, di ansie e incertezze. I banchetti e le tavolate dove panini, birre e patatine abbondono a dismisura, coppiette e anziani a passeggio a curiosare e acquistare un pensiero o quel manufatto che guarda caso proprio serviva a casa: in mezzo una piazza Martinez più viva che mai tra bambini che giocano a pallone, chi corre, chi gira con la biciclettina e chi si diverte tra i gonfiabili e le giostre della piazza cuore di San Fruttuoso. Una domenica come ai tempi del pre pandemia, con solo una mascherina in più. Ora l'appuntamento è a febbraio per la riconquista anche della data storica.
IL COMMENTO
Salis, quanto conta la bellezza in politica?
Dai dazi di Trump al voto per Genova, quando il mondo va alla rovescia