economia

Le prospettive industriali di un fiore all'occhiello dell'industria genovese e italiana
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Diavolo di un Giuseppe Bono! Siccome a suo tempo gli venne negata la possibilità di realizzare una Finmeccanica 2, ora che è amministratore delegato di Fincantieri ha deciso di farsela da solo. Usando come veicolo proprio il gruppo navalmeccanico, disegnandone un futuro all'insegna di una diversificazione a cavallo fra Civile e Militare che negli anni, per ammortizzare i cicli economici negativi, si è dimostrata una vera ancora di salvezza.

Sta accadendo, così, che Fincantieri, tra i principali player mondiali nella costruzione di navi, abbia messo in campo, per volere proprio di Bono, una strategia che prevede di fornire chiavi in mano un prodotto completo. Sia nel Civile, che tuttavia utilizza numerose piccole e medie aziende per quanto concerne gli equipaggiamenti, sia, e soprattutto, nel militare.

Per tale ragione Fincantieri ha appena acquisito la Ids di Pisa, che ha anche una sede a Spezia, conta circa 600 dipendenti e realizza droni, soluzioni integrate e sistemi di misurazione. Inoltre, e certo non secondaria, è la scelta dell'azienda di rafforzare tutte le proprie divisioni legate all'alta tecnologica.

Ma il vero colpo gobbo sarebbe l'acquisizione sia dell'Oto Melara sia della Wass, che nel 2016 hanno costituito il nucleo centrale della divisione Difesa di Leonardo. L'obiettivo è quello di mettersi in casa tutti gli strumenti per competere nella realizzazione delle navi da guerra di ultima generazione, a cominciare dalla nuova corvetta europea.

In poche parole, Bono vuol preparare Fincantieri allo scenario della difesa unica dell'Ue e per farlo punta a fare del gruppo di cui è alla guida un soggetto capace di rispondere a qualsivoglia clientela. Incidentalmente, poi, questo disegno finisce per somigliare molto alla Finmeccanica 2 di cui si parlò anni fa, il che dimostra quanto fosse avanzata, all'epoca, quella idea.

È necessario, tuttavia, che i programmi di Bono abbiano un'adeguata sponda politica. Proprio il destino di Finmeccanica, oggi Leonardo, è lì a dimostrare quanto l'Italia non abbia saputo, o voluto difendere il proprio campione nazionale di Civile e Militare insieme. Era una conglomerata, quella Finmeccanica, che costituiva una spina nel fianco della concorrenza europea e mondiale e non a caso le cancellerie principali del Vecchio Continente hanno a lungo brigato affinché quel gruppo, competitore della tedesca Siemens, delle francesi Alstom e Thales, della britannica Bae Systems o dell'americana Sykorsky venisse di fatto smantellato.

La storia non deve ripetersi con Fincantieri e con i suoi disegni di sviluppo. Anche se il nostro Paese un assaggio del comportamento immutato dei competitori europei lo ha avuto ancora di recente. Il nostro colosso navalmeccanico avrebbe dovuto acquisire i cantieri Saint Nazaire. Invece... Draghi almeno tenterà di cambiare tutta questa storia?