Radio Banchina dice che ormai la terna dei nomi per l’autorità portuale di Genova si giochi sulle M: Merlo assessore regionale ai trasporti, Musso Enrico o Bruno, rispettivamente ex candidato sindaco di Genova appoggiato dal centro destra oltre che esperto di economia marittima e, l’altro, imprenditore del porto, e poi Margini assessore comunale ed ex segretario dei Ds. Oltre a Mariani presidente dell’autorità portuale di Bari ed ex sindacalista genovese. Quel che è certo che entro la settimana si sapranno i nomi, indicati da Comune, Provincia e Camera di Commercio da presentare al ministro Bianchi che deciderà insieme al numero uno della regione Burlando. Ma al di là delle M ci sarebbe un altro asso nella manica che sta prendendo campo: quello di Tirreno Bianchi, console dei carbonini della Pietro Chiesa e consigliere regionale, comunista come l’omonimo ministro, punto a suo favore. Anche se a pesare in senso negativo potrebbero esserci le ultime liti, in consiglio regionale, con Burlando. Per ora illazioni. Un’altra voce che gira invece parla di una prima terna che verrà presentata ma che verrà rispedita al mittente in un “gioco”, istituzionalmente parlando, fatto per "bruciare" qualcuno dei nomi pure autorevoli che avete sentito, quelli a cui comunque gli enti hanno dato speranze. Questo per una prima scrematura. Secondo turno poi, con i nomi più probabili. Tra cui, chissà, Patrick Verhoeven, il segretario di Espo, l’associazione dei porti europei capitanata da Gallanti? Senza dimenticare Piero Lazzeri. Comunque le istituzioni si devono incontrare per trovare un accordo complessivo, per fare in modo insomma che il comune non faccia un nome sgradito alla camera di commercio o viceversa, stesso discorso per la provincia e in testa a tutti alla regione. Il tempo stringe. E intanto, mentre la politica lavora, tratta e contratta, il mondo portuale aspetta fiducioso che arrivi un presidente forte, che sappia sdoganarsi dalle istituzioni, che guidi senza interessi personali la prima industria di Genova, il porto, con i suoi 10mila lavoratori e in questo sia un po’ manager. Ma che sappia anche mediare tra le diverse esigenze senza acuire le divisioni e le liti che purtroppo spesso caratterizzano lo scalo cittadino, differenziandolo da altri porti europei. Non certo in senso positivo.
Cronaca
PORTO, IL FATTORE "M" E LA TERNA DI PAGLIA
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