Cronaca
Omicidio Siri, la svolta non c'è ma continuano le indagini
1 minuto e 9 secondi di lettura
Sembravano ad una svolta, le indagini sull’omicidio di Roberto Siri, il 37enne ucciso a pugni e calci da alcuni albanesi a Cairo Montenotte, in Val Bormida, nella notte tra venerdì e sabato ma purtroppo non è così. Ore convulse, per il procuratore capo della repubblica di Savona Vincenzo scolastico e per i carabinieri. Prima si era sparsa la notizia del fermo di un albanese che avrebbe preso parte al delitto. La notizia stata poi smentita. Le forze dell’ordine in realtà hanno fermato con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio un giovane italiano di 22 anni, in casa del quale sono stati trovati 40 grammi di hashish. Nel corso dell’interrogatorio cui è stato sottoposto, il ragazzo ha affermato di aver partecipato alla rissa che si è svolta davanti alla discoteca B-Spider di Bragno, nella quale era rimasto ferito un amico della vittima, Salvatore Tomaselli, 43 anni, imbianchino, che ora si trova ricoverato nel reparto di chirurgia maxillofacciale dell'Ospedale San Martino di Genova, ma di non sapere assolutamente nulla dell’omicidio avvenuto davanti all'Ospedale San Giuseppe di Cairo dove non era presente. Continuano dunque le indagini dei carabinieri al momento focalizzate sui testimoni e i frequentatori dei locali della zona. Intanto lunedì verrà eseguita l'autopsia sul cadavere di Siri che è a disposizione della procura all'obitorio dell'ospedale San Giuseppe.
Ultime notizie
- Litiga con la vicina e chiama la polizia ma in casa aveva due mazze chiodate: denunciato
-
Il medico risponde - I rischi del morso delle zecche, come si cura la scabbia
- Da Genova a Parigi, il viaggio della Croce Bianca Genovese per un bimbo di 3 anni
- Senza biglietto aggredisce la vigilante sulla corriera a Ventimiglia, arrestato
- Cinque Terre, coppia di escursionisti cade lungo un sentiero: salvati
- L'agenda degli appuntamenti in Liguria di mercoledì 16 aprile 2025
IL COMMENTO
Genova e il Turismo, un rapporto complesso con i camerieri
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana