E' stato confermato stamattina in Procura a Genova che tra le donne che si sono rivolte ad Ermanno Rossi, il ginecologo morto suicida a Rapallo per un'inchiesta sulle interruzioni di gravidanza in violazione dell'articolo 19 della legge 194, c'é anche un personaggio divenuto noto dopo un clamoroso fatto di cronaca e che ha poi partecipato ad un reality show e ad altre trasmissioni televisive. La conferma della notizia, anticipata da la "Repubblica", è arrivata stamani. "Non immaginavo di essere indagata, l'ho saputo dai carabinieri che mi hanno convocato - ha detto la donna, intervistata in forma anonima dal quotidiano - mi sono sempre fidata di quel medico, lo conoscevo bene. Una persona corretta. Sono andata nel suo studio unicamente perché non volevo che trapelasse la notizia. Ho fatto una scelta e non devo renderne conto a nessuno. Ma sono un personaggio pubblico, avevo il terrore che si sapesse in giro. Semplicemente, non credevo di commettere un reato". Sulla questione è intervenuto duramente Giuliano Ferrara: "A Genova è stato abortito un bambino per via di un reality show, il motivo è futile e l'aborto è illegale e clandestino, è stata tradita la legge 194", ha detto. "In 30 anni - ha proseguito il direttore del Foglio - abbiamo reso l'aborto moralmente indifferente. La legge stabilisce condizioni di pericolo per la salute e condizioni sociali particolari ma questo non è più rispettato".
ABORTI CLANDESTINI, POTREBBE SALIRE NUMERO INDAGATE
Potrebbe intanto salite il numero delle donne coinvolte nell'inchiesta: potrebbero essere una ventina quelle indagate. Tra di loro c'é anche una giovane signora genovese a cui lo specialista avrebbe praticato però solo un raschiamento dopo un aborto spontaneo, nonostante l'avviso di garanzia contesti alla donna di aver violato l'articolo 19 delle legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. La novità è emersa oggi dall'avvocato difensore della donna, che per ora preferisce mantenere l'anonimato. La donna di 35 anni, sposata con due figli, paziente da tempo del ginecologo, si era ricoverata nella clinica Villa Serena, nel quartiere elegante di Albaro, dopo lavorava Rossi, dopo l'aborto spontaneo e solo per sottoporsi a raschiamento. Anche gli esami clinici e citologici - sostiene l'avvocato - eseguiti sul feto dimostrerebbero la tesi difensiva della donna. A pagare l'intervento era stata la stessa assicurazione della signora dopo severi controlli alle cartelle cliniche e alla diagnosi stilata dal ginecologo che confermava trattarsi di un raschiamento.
IL COMMENTO
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