Dunque il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, ha deciso che farà rinascere l’erba nel centro di piazza De Ferrari. Fra poche settimane, sopra le fredde pietre della grande piazza, cresceranno esili fili verdi, diventeranno allegro tappeto per accogliere i piedi stanchi e accaldati dei turisti in cerca di refrigerio nella calura estiva e dei genovesi che, come si sa, hanno l’abitudine di far pediluvi nella vasca. Le fontanelle dell’architetto bavarese Winkler cesseranno di gettare acqua per far posto a questo singolare green in mezzo alla città ottocentesca. Costo mensile pare tremila euro che saranno pagati da uno sponsor che avrà, in contropartita, un cartello sul prato con su scritto: l’erba è mia, ma pestatela pure.
Pare che la maggioranza dei genovesi sia felice per questa decisione. I genovesi, infatti, tradizionalmente amano le piazze, i prati, uscire a prendere il fresco e soprattutto essendo pigri preferiscono le praterie di De Ferrari piuttosto che quelle dei Piani di Praglia.
Tra i fili d’erba posizionati davanti al Palazzo Imperiale della Regione Liguria, sui quali si affacceranno assessori in cerca di refrigerio e ispirazione, dirigenti e funzionari in pausa, uscieri e commessi, spunteranno fiorellini, nontiscordardimè e probabilmente anche quadrifogli che portano bene a chi li trova.
I cacciatori di farfalle con la loro reticella svolazzeranno sull’erboso parterre, le api succhieranno il nettare dei fiori di De Ferrari e andranno a fare il miele sotto i portici dell’Accademia, i ragazzini del sabato sera si accovacceranno sul fresco manto per innalzare cori montani (la montanara uhé si sente cantaaaare…) accompagnati dalle armoniche a bocca: una canna in meno un soffio nell’armonica in più. A settembre, complice un po’ di pioggerellina, cresceranno i funghi: porcini, combette, chiodini. E sul prato di De Ferrari passeranno le greggi che, lasciati gli stazzi, andranno verso il mare. Dalle finestre dell’Accademia, Luxoro ritrarrà la scena agreste e dal Carlo Felice, anzi, felicissimo, s’udranno le note della Pastorale.
Viva l’erba verde nella città al verde.
IL COMMENTO
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