Cronaca
Finanza scopre frode fiscale milionaria nel commercio di auto
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Un'articolata indagine nei confronti di sette aziende, operanti sul territorio genovese nel settore del commercio di autoveicoli di pregio, è stata condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Genova. L’attività ispettiva ha permesso di appurare il loro coinvolgimento in un meccanismo di frode all’IVA negli scambi tra Paesi comunitari, meglio noto con il termine di “frode carosello”. Ai sensi della legge, nella cessione di beni provenienti da un Paese dell’Unione Europea, il commerciante italiano riceve il bene senza l’applicazione dell’imposta da parte del venditore comunitario, ma a sua volta deve rivendere il bene sul mercato nazionale assoggettandolo ad IVA. Invece, secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, i rivenditori genovesi acquistavano le autovetture all’estero, ma si avvalevano di una rete di ditte nazionali compiacenti, il cui unico ruolo era quello di figurare come primo acquirente italiano. Queste ultime, nel rivendere le auto, contabilizzavano un’imposta che non hanno mai versato all’Erario che, di fatto, costituiva una fonte di indebito guadagno per la società verificata che, così, poteva praticare prezzi particolarmente vantaggiosi alla propria clientela. In altri casi, è stato accertato che una società genovese si è avvalsa di un diverso soggetto interposto, il quale acquistava autovetture da altri operatori italiani, attestando falsamente lo status di “esportatore abituale”, che consente di non corrispondere l’IVA al momento dell’acquisto. Successivamente, il falso esportatore abituale rivendeva le automobili alla società genovese, addebitandole in fattura un’IVA che risultava fittiziamente pagata, ma in realtà mai versata al Fisco. Questo sistema ha permesso ai rivenditori di avere a disposizione autoveicoli, a prezzi competitivi (in quanto di fatto non gravati dall’applicazione dell’IVA), con la possibilità di offrire alla propria clientela condizioni di vendita vantaggiose e potenzialmente distorsive in una logica di libera concorrenza. L’attività ispettiva ha consentito di segnalare all’Agenzia delle Entrate, per il recupero a tassazione, elementi negativi di reddito indebiti per un importo complessivamente pari a circa € 4.600.000 e di constatare un’evasione agli obblighi IVA di circa € 1.180.000. Nove persone sono state denunciate, per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
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