Gli effetti della crisi che investe l’economia mondiale fanno male particolarmente nel nostro Paese: che non è riuscito a finalizzare le indispensabili riforme per l’efficienza e la competitività del sistema economico. A Genova, poi, tutto è ancora più difficile.
Si tratta quindi, di investire in iniziative pubbliche e private che contemporaneamente generino benessere fronteggiando l’impoverimento della città e producano efficienza e competitività per le imprese.
Primo. Sul sistema portuale e i traffici.
a)La costruzione senza ritardo delle infrastrutture di alimentazione del sistema portuale genovese (iniziando dal Terzo valico), ma anche di nuovi terminali portuali attrezzati che consentano l’attracco della navi da 12000 Teu, oltre a creare lavoro a vari livelli, renderebbe il porto finalmente proponibile come scalo internazionale di transito a sostegno del Corridoio Genova-Rotterdam. Tuttavia, perché il tema delle infrastrutture sia serio occorre concretezza e pochi slogan. Anzitutto occorre che si superi la logica che ogni stanziamento viene dallo Stato specialmente perchè da anni, qualunque sia il colore politico del Governo, lo Stato ha dimostrato di non credere in Genova come perno della politica nazionale del trasporto. Occorre davvero domandarci se le comunità locali interessate non debbano generare, in una logica di sussidiarietà, le risorse per le grandi opere necessarie alla loro competitività. In breve se Genova considera necessario, ad esempio, il terzo valico deve farsene carico almeno in parte. In secondo luogo è necessario il coinvolgimento dei privati, ad iniziare da quelli in grado di sostenere, con i traffici, la realizzazione e gestione delle opere necessarie (incentivata oggi con il recente correttivo al Codice degli Appalti).
b)Contemporaneamente è indispensabile una gestione del porto impostata su regole. Ma deve essere chiaro che regole non significa solo che la Compagnia portuale dovrà finalmente scegliere la propria attività sulla base degli artt. 16 e 17 del Trattato, ma specialmente, che i privati dovranno comportarsi in modo da non eludere i principi in materia di libera concorrenza e di accesso al mercato portuale, sia per quanto riguarda la gestione degli spazi sia per quanto riguarda l’assunzione del personale necessario secondo quanto impone l’art. 16 della legge 84.
Solo ricorrendo questa doppia condizione (infrastrutture e regole) le grandi compagnie internazionali ritorneranno a prendere Genova in considerazione come base strategica di traffico ma specialmente le imprese genovesi serie potranno crescere (come alcune di esse stanno provando a fare incontrando molte difficoltà). Al di là degli aspetti tecnico-giuridici, pure importanti e fino ad oggi ignorati, Genova deve prima di tutto definitivamente ed onestamente scegliere il futuro suo e del suo porto: c’è ancora spazio per pensare ad un grande “porto - corridoio” al servizio dell’Europa e, specialmente, aperto a tutti gli operatori in ragione di elementi di competitività; oppure ci si avvia verso un “emporio di nicchia” - autogovernato dalle imprese già presenti – fra loro sempre più integrate, a vantaggio di Savona, La Spezia, Livorno, Trieste, Marsiglia, Barcellona, Valencia e Capodistria - ?
Secondo. L’aeroporto. Lavoro e competitività.
Un aeroporto come il Colombo va bene per una città senza ambizioni, che si prefigge un orizzonte di 3/400.000 abitanti (non particolarmente esigenti) e non impegnata in ambito internazionale. Una città che, di certo, non favorisce l’insediamento di nuove imprese. Il coinvolgimento delle forze private genovesi e di operatori internazionali nella costruzione e gestione di una nuova aerostazione rappresenta una soluzione concreta per rilanciare l’aeroporto, oltre che per ridare fiato all’economia della città creando subito lavoro. Anche qui è tuttavia indispensabile si estenda il bacino di traffico. E di nuovo è necessario il Terzo valico in modo che il nuovo Colombo si ponga davvero come aerostazione al servizio di una popolazione che va oltre la domanda di traffico genovese. Gli strumenti giuridico-finanziari ci sono. E forse sussistono anche le condizioni per l’avvio di una progettazione definitiva legata alla futura gestione.
Terzo. La riduzione dei costi nei servizi pubblici. Il confronto competitivo. Iride Enia una nuova capacità competitiva.
E anche su questo fronte che si fronteggia la crisi. Non già aumentando i ricavi, ma riducendo i costi per la collettività (piccole imprese e consumatori). I servizi pubblici locali (trasporti, gas ed energia, sanità ecc.) devono essere più efficienti e a prezzi competitivi.
(a) La liberalizzazione dei servizi pubblici locali (almeno di quelli a rilevanza economica) non è una fisima di economisti e giuristi neo liberisti o comunitaristi; essa favorisce il confronto competitivo fra gli operatori, e quindi prezzi più bassi per l’utente. E nessuna conseguenza negativa si produrrebbe sulla qualità del servizio una volta che, beninteso, la proprietà delle reti restasse pubblica . (b) Anche la privatizzazione favorisce un rilancio del comparto delle piccole e medie imprese genovesi. Si tratta di attuare senza esitazioni il riassetto delle società locali, non solo perché sono intervenute precise disposizioni di legge, ma particolarmente considerando gli interessi degli utenti più indifesi (i cittadini e le piccole imprese), che avvertono maggiormente le conseguenze della crisi e che necessitano davvero di pagare di meno per i trasporti, l’energia, il riscaldamento, la scuola ecc. Inoltre solo la liberalizzazione e la privatizzazione del servizio di interesse generale dà un senso alla Autorità di regolazione di recente istituita dal Consiglio comunale.
Molto importante è la concentrazione fra Iride ed Enia. Queste aziende devono integrarsi davvero, creare sinergie operative e, specialmente, a regime, internazionalizzarsi a vantaggio degli utenti. Tuttavia il superamento della logica del capitalismo municipale, che ancora connota in parte il mondo delle utilities locali, è la precisa condizione perché Iride/Enia si affermi sul mercato. Senza paura di perdere posizioni di privilegio. Se non ci sarà questo coraggio l’operazione Iride Enia sarà solo una municipalizzazione ad un livello più ampio senza sostanziali ricadute né per gli azionisti né per il mercato..
Quarto. Un progetto serio di collaborazione Industria Ricerca
La ricerca scientifica merita di essere aiutata, internazionalizzata ed orientata al merito. Avuto riguardo ai dati, a Genova studiano e lavorano pressoché solo genovesi. Contemporaneamente i più bravi se ne vanno all’estero: e non tornano (e quando tornano se ne pentono). L’intervento agli Erzelli rappresenta una occasione molto importante di sviluppo se si saprà costruire un progetto pubblico-privato di polo tecnologico integrato e strutturato che, anche disponendo delle risorse finanziarie adeguate per la promozione di una ricerca applicata, favorisca il trasferimento tecnologico.
E urgente che Genova decida la sua missione. Con la consapevolezza che per svolgere un ruolo di traino nel Mediterraneo Genova deve prima di tutto dimostrare di avviare a risoluzione i suoi problemi. Ma specialmente con la consapevolezza che i punti di eccellenza vera oggi sono proprio pochi, e quindi produrre efficienza (e non solo “cinematografo”!) costa. In termini finanziari e probabilmente anche di consensi elettorali.
*Docente universitario
Consulente del sindaco di Genova
IL COMMENTO
"Breathe": la politica ha il dovere di ricordare i giorni del Covid
Il docufilm sul Covid, una lezione per la giunta che deve rifare la sanità