Politica

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Sono davvero tutti “ragazzotti sgallettati” i cosiddetti giovani del Pd, così come li ha descritti in un’intervista il consigliere comunale democratico, Gianni Vassallo? L’accusa di Vassallo è quantomeno curiosa. Primo, perché Gianni Vassallo è stato anche lui un “giovane” non so se “sgallettato” nella vecchia Dc di Ciriaco de Mita, quanto divenne segretario del partito a Genova, combattuto pesantemente dai vecchi tromboni scudocrociati.

E ora che accusi i pochi giovani che cercano di rimboccarsi le maniche tra le macerie del partito lasciate da Veltroni & Co. è quantomeno poco simpatico. Non appartengo alla categoria che sostiene la linea: tutto migliora se i giovani vanno ad occupare le poltrone dei vecchi.

Credo che i giovani bravi debbano prendere il potere e i vecchi intelligenti debbano diventare i consiglieri dei giovani bravi, gli archivi di una memoria che non è mai nostalgia, ma forte esperienza.

Sono assolutamente d’accordo (e l’ho scritto mesi fa) che un “vecchio” come Margini possa essere colui che rimette in piedi lo sfiancato partito. Ma sono assolutamente convinto che i giovani che stanno lavorando come si dice “sul territorio” e che sono gli unici a essere davvero in contatto con i bisogni dei cittadini debbano avere voce nelle decisioni del Pd che vuole riprendersi.

Giovani in gamba, dunque, “vecchi” saggi e non tromboni che si sono fatti l’ennesimo lifting politico e, soprattutto, cittadini qualunque che hanno ancora voglia di lavorare per la comunità. E la comunità sono anche i partiti senza i quali non si può fare politica.