Cronaca
Caso Vika, ecco perché il giudice ha scagionato i Giusto-Bornacin
51 secondi di lettura
Non frutto di considerazioni soggettive, ma conseguenza di valutazioni oggettive. Questa la ragione su cui il giudice del tribunale di Genova ha fondato la sentenza di assoluzione della coppia Giusto-Bornacin accusati di "sottrazione di minore" nei confronti della piccola Vika, la bimba bielorussa che nel 2007 venne nascosta per 19 giorni in un convento in Val d’Aosta, per scongiurare il rientro in patria. Ieri sono state depositate in cancelleria le motivazioni della sentenza: sebbene le violenze denunciate dalla bambina «non fossero processualmente certe - scrive il magistrato - si può affermare che esistevano elementi tali da lasciar umanamente ritenere in quel momento che la bambina le avesse subite». Tanto che la piccola aveva manifestato persino istinti suicidi pur di non rientrare in Bielorussia. Con la coppia di Cogoleto, assolti anche Maria Elena Dagnino, madre di Chiara, Maria Bondi, «nonna» paterna, Aldo Giusto, padre di Alessandro, don Danilo Grillo, il parroco di Cogoleto, e don Francis Darbellay, padre priore del convento in Val d’Aosta.
Ultime notizie
- Evani nuovo allenatore della Sampdoria, la regia è di Roberto Mancini
- Rogo dietro il Biscione di Quezzi: a bruciare una baracca
- Incendio nel bosco a Mele, fiamme spente dai pompieri e volontari
- Municipi, i candidati presidenti al fianco di Salis: "Questo il vero progressismo"
- Incidente sul lavoro a Casarza Ligure, gravissimo operaio
- Ufficiale: la Sampdoria esonera Semplici e liquida Accardi
IL COMMENTO
Dai dazi di Trump al voto per Genova, quando il mondo va alla rovescia
"Ti ricordi Bilancia?" 17 vittime scelte per odio e per caso