Politica

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Chiunque conosca, anche superficialmente, gli ultimi decenni di storia della costa ligure, troverà, come dire, un’aria di famiglia fra quanto si prevede nella lottizzazione del Nuovo Lido di Genova e altri progetti simili caparbiamente proposti e riproposti alle diverse Amministrazioni Comunali –mutatis mutandis- da svariati gruppi affaristici, non sempre pensosi del pubblico bene. Operazioni come queste hanno un nome, che si esita a pronunciarlo; perché già sono andate tanto innanzi che sui nostri occhi è calato il velo dell’involontaria accettazione, che ne rende invisibile la realtà; e la realtà non è solo quella della speculazione edilizia: è quella della colonizzazione. I riflettori accesi da Primocanale sul progetto del Nuovo Lido e sul diritto negato ai genovesi di usufruire delle loro spiagge, ha reso evidente anche quanto sia grande la subalternità ai coloni di chi dovrebbe difendere il bene comune. Qui si dice: "Le aree demaniali sono del privato e quindi occorre scendere a compromessi, fare dei sacrifici". Sappiamo bene che questo è il mercato; sappiamo che per ottenere qualcosa bisogna anche cedere qualcosa; lo sappiamo; ci è stato detto e ripetuto tante di quelle volte che abbiamo finito per impararlo; ma un conto è fare dei sacrifici; tutt’altro essere sacrificati; puramente e semplicemente. Questo, francamente, mi pare che avvenga al Nuovo Lido: sacrificato, senza alcun tornaconto, alle esigenze della speculazione edilizia. Perché la lottizzazione proposta non è neanche una risposta di basso profilo alla domanda della città; è invece un modo per negarla.

*Cons. reg. Prc