Politica

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini è l'unico a confermare la sua presenza. Ma ad uno ad uno, i ministri danno forfait alla Festa del Pd (che apre oggi), infuriati per il mancato invito al premier Silvio Berlusconi e ancora più per la spiegazione degli organizzatori che a Genova ci sarà "una festa e non un festino". Ma il Pd non si scusa, anzì il responsabile della festa e autore della battuta Lino Paganelli si stupisce "per una tempesta scatenatasi con 24 ore di ritardo", convinto che "la decisione di non partecipare è una scelta politica, dettata da altri motivi". Dopo il richiamo alle armi del coordinatore del Pdl Ignazio La Russa ai membri del governo, i ministri Mara Carfagna, Altero Matteoli e Giorgia Meloni rinunciano all'invito, precedentemente accolto, per far ripartire in chiave bipartisan il confronto politico dopo le vacanze. Offesa per le parole rivolte al presidente del consiglio, non ci sarà la ministra per le Pari Opportunità per la quale "la sinistra italiana ha perso il pelo ma non il vizio dell'odio verso l'avversario". I ministri Meloni e Matteoli chiedono, invece, una "marcia indietro" con tanto di scuse da parte del segretario del Pd Dario Franceschini altrimenti, evidenzia la titolare del dicastero della Gioventù, "mancano i presupposti per la partecipazione". Sarà invece presente, come previsto da calendario, il presidente della Camera Giafranco Fini, che parteciperà ad un faccia a faccia con l'ex presidente del Senato Franco Marini. Mentre l'altra carica istituzionale invitata, il presidente del Senato Renato Schifani non ha ancora confermato l'appuntamento. Ma le scuse di Franceschini, invocate dai vertici del Pdl, non arrivano. Non perché, si spiega in ambienti del Pd, i democratici non siano dispiaciuti dalle defezioni nella maggioranza ma perché l'uscita di Paganelli era una battuta e non un attacco politico e quindi non merita marce indietro. Tra l'altro, evidenzia lo stesso autore, "tutta questa tempesta si é scatenata con 24 ore di ritardo", prova che il forfait "é frutto di una scelta politica decisa per altri motivi". l confronto politico riparte dunque all'insegna del muro contro muro e viene meno anche la tradizione che portava gli avversari a ritrovarsi dopo le vacanze alle rispettive feste di partito.