Il "Video Festival" di Imperia, organizzato dal Cineforum cittadino, è stato catalogato dall'Unesco tra i 13 festival cinematografici più importanti al mondo. La notizia è stata data, stamani, nel corso della presentazione della prossima edizione, ovvero la quinta. "La motivazione di questo riconoscimento - ha detto il direttore artistico dell'evento Fiorenzo Runco - è stata la salvaguardia e la diffusione della diversità culturale che il nostro Festival ha saputo garantire nel corso degli anni. La scorsa edizione, ad esempio, ha visto la partecipazione di 45 nazioni per un totale di 551 opere in concorso. Materiale in arrivo veramente da tutto il mondo. Anche quest'anno le domande di partecipazione saranno numerosissime: è proprio di questa mattina una richiesta dal Bangladesh". Il festival inizierà il 20 aprile 2010, e proseguirà fino al 24 con quattro categorie in competizione, suddivise in quattordici sezioni: tra queste professionisti, amatori, internazionali, scuole e la nuovissima 'Categoria explorer'. Bando di concorso e modulistica sono sul sito www.videofestivalimperia.org , che fornisce tutti i contatti utili. Oltre al concorso tradizionale, per il terzo anno consecutivo verrà proposto il concorso per l'ideazione della linea grafica del Festival. Il vincitore sarà premiato con il 'Silver Frame' alla linea grafica durante il gala di premiazione insieme a tutti gli altri vincitori.
Cronaca
Unesco premia il "Video Festival" imperiese
1 minuto e 4 secondi di lettura
Ultime notizie
- Morta dopo asportazione neo, assolto in appello il medico bresciano
- Polizia, Salvatore Marino confermato alla guida regionale del Sap
-
25 Aprile, Bisca (Anpi): "Io ex ansaldino dico grazie a una fabbrica simbolo"
-
25 Aprile, Pagliarulo (Anpi): "Valori Resistenza mai così attuali"
- Genoa-Lazio, dopo gli scontri pre-derby vietata la trasferta ai tifosi biancocelesti
- Inaugurato il Centro per l’impiego di via Cesarea in memoria di Francesca Testino
IL COMMENTO
Genova e il Turismo, un rapporto complesso con i camerieri
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana