Cronaca

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Hanno scritto al presidente della Repubblica e sono disposte a restituire la medaglia d'oro al valor civile ricevuta alla memoria, la vedova e la figlia di un vigile del fuoco Giorgio Lorefice, morto in un'esplosione che attendono da cinque anni che inizi il processo. "Non sono le onorificenze, ma è la giustizia quello che conta", affermano nella lettera, spedita lo scorso 11 settembre e ancora senza risposta, la vedova e della figlia di Giorgio Lorefice, il vigile del fuoco morto per salvare la vita ai suoi colleghi e ai civili dopo lo scoppio di un'autocisterna di gpl a Serra Riccò, entroterra di Genova, il 26 gennaio 2005 (nella foto il luogo della tragedia). Madre e figlia hanno deciso di rivolgersi al capo dello Stato perché dopo cinque anni dall'incidente non è ancora iniziato il dibattimento del processo di primo grado. "Quello che chiedo - spiega Antonietta De Blasi, la moglie di Lorefice - è che ci sia un processo adeguato. Invece abbiamo assistito a cinque anni di perizie, controesami, posizioni archiviate e ancora non è iniziato nulla. E anche lo Stato ci ha lasciate sole, non costituendosi come Ministero, parte civile nel processo". Cinque anni di ritardi che le due donne vogliono fare emergere anche attraverso una protesta a Genova. "Il 10 ottobre - dice Francesca Lorefice - alle 18, faremo una marcia silenziosa. Partiremo dal capolinea dell'autobus numero 8 a Bolzaneto e arriveremo alla caserma dei vigili del fuoco sempre di Bolzaneto. Spero che partecipino quante più persone". Lorefice, intervenuto con i suoi compagni per spegnere l'incendio, fece appena in tempo a gridare "andate via tutti" e poi fu investito dall'esplosione dell'autobotte. Altri 6 vigili rimasero feriti, insieme a 9 civili.