Politica

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"E’ un argomento che stiamo valutando. Ritengo che il ruolo delle tv cosiddette locali sia importante per l’Italia e voglio garantire che possa continuare a esistere. Va bene?" Risponde così, un po' evasivamente, il ministro alle comunicazioni, Claudio Scajola, ai dubbi sollevati dai lavoratori del mondo delle tv private liguri sui rischi occupazionali legati al passaggio al digitale terrestre. Dal prossimo anno anche la Liguria, provincia della Spezia esclusa, passerà al nuovo sistema di trasmissioni televisive. Gli esperimenti fatti fino a oggi in altre regioni italiane hanno portato a una situazione di grande precarietà: nel Lazio si è perso oltre il 20% dell’ascolto. Motivo? I televisori vanno riselezionati, operazioni non facile che specie gli anziani non sono capaci a fare; le tv sono chiamate a cambiare tutti i propri impianti di trasmissione, con un impegno economico notevole che spesso va oltre le proprie possibilità; non tutti gli impianti possono essere adeguati, specie quelli più piccoli che servono i comuni dell’entroterra. Il risultato è che anche in Liguria, regione la cui orografia complica storicamente le trasmissioni televisive per la presenza di numerosi ostacoli (monti e colline) che impediscono ai segnali di propagarsi, siano moltissime (più di quelle che si pensa) le aree tagliate fuori. Che rimarranno al black out televisivo. In tutto questo quadro, il Governo a fronte di un finanziamento specifico per la Rai affinché potesse adeguare i propri impianti, nonostante il canone, sta per dimezzare i contributi alle tv locali e regionali. Gli editori sono fortemente preoccupati. Ma ancor più lo sono i lavoratori, giornalisti e tecnici, del mondo televisivo privato. Cinque mila in tutta Italia. A fronte di un ridimensionamento dei segnali e degli investimenti, c’è il forte rischio che si verifichi un ridimensionamento anche dei posti di lavoro. Per ora rimane la promessa, alla spicciola, del ministro Scajola riguardo l’interessamento del Governo affinché sia salvaguardato questo settore che da anni, ormai, garantisce la pluralità dell’informazione in Italia.