Politica

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Volete sapere quanti esami medici hanno fatto i liguri lo scorso anno? Sedici milioni. Sì, avete capito bene: sedici milioni di esami clinici e diagnostici. Cioè traducendo: dieci esami per cittadino della Liguria dal neonato al centenario. Al di là del costo economico c’è da chiedersi se tutti questi esami siano stati appropriati. La questione della “appropriatezza” in sanità è la chiave di volta del problema, sia sotto il profilo economico che organizzativo. Inoltre una discreta percentuale delle chiamate al 118 risulta essere “un divertente scherzo”. Questi dati sono venuti fuori ieri nel corso del consiglio dell’Anmco ligure, l’associazione dei cardiologi ospedalieri presieduta da Stefano Domenicucci, che ha ospitato a Genova il principe dei cardiologi italiani, il professor Attilio Maseri, presidente della fondazione “Per il tuo cuore”. Esami appropriati e visite specialistiche appropriate. Il nodo è questo e se non verrà affrontato in maniera seria sarà assolutamente inutile parlare di riduzione delle liste di attesa e di contenimento dei costi. Il fatto è che tutto o quasi ricade sulle spalle dei medici di famiglia che sono la prima trincea della sanità pubblica. Loro devono decidere se l’esame è necessario, urgente o no. Se la visita specialistica si deve richiedere o no. E si trovano tra l’incudine e il martello: da un lato la responsabilità della scelta e di conseguenza la responsabilità di future possibile conseguenze, dall’altro le pressanti richieste dei pazienti che, troppo spesso, vogliono l’esame e se il “dottore” non lo richiede giudicano negativamente la decisione del loro medico. “Non mi fa fare la Tac allora non è bravo”. Un’altra questione riguarda le visite o gli esami prenotati e “bucati”, cioè il paziente non si presenta all’appuntamento. La percentuale di chi rinuncia e non avverte la struttura sanitaria è molto alta: Un simile comportamento oltre a essere maleducato, danneggia chi ha davvero necessità di un esame urgente e determina un costo e uno spreco.