“Abbandonati”, “senza rappresentanza”, “impauriti”, “bisogno di riforme” parole e frasi che escono dalla trasmissione Offlimits sport andata in onda ieri sera su Primocanale Sport. Soggetti le società sportive, grande assente e destinatario della sequenza di termini che indicano un grave disagio il Coni. Il Coni, ovvero, la rappresentanza istituzionale dello sport italiano, l’ente che amministra le sorti dello sport italiano, indica la strada, pianifica le strategie di tutto il movimento. L’emersione della vicenda sulle fatture “gonfiate” ha messo in ulteriore evidenza, se era il caso, lo stato di estremo stress economico delle società sportive costrette a sopportare e subire la vessazione di illeciti amministrativi pur di ricavare le briciole necessarie per portare avanti attività e progetti. Pura sopravvivenza. Ma chi ha alzato la voce quando è apparso chiaro che nella dinamica generale di tutta la vicenda le società sportive erano vittime e non carnefici? Chi ha messo in campo avvocati, dirigenti, fiscalisti per aiutare quei pochi volontari presi in mezzo da una valanga di accuse e, soprattutto, di cattivi pensieri? Nessuno. Le società sportive si sono chiuse a riccio e non si aspettano nulla, salvo la possibilità di tirare avanti dentro un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti, nelle distorte, mal comprese e soprattutto male interpretate parole come volontariato e dilettantismo e il Coni l’ente assoluto che dovrebbe aiutare, fornire strumenti legali e fiscali, prevedere in anticipo crisi e studiare eventuali rimedi che fa? Che dice? Niente.
Nel conto economico del comitato olimpico nazionale al 31 dicembre 2008 alla voce contributi da parte dello Stato appare una cifra: 450 milioni di euro. Non un patrimonio assoluto certo, non una ricchezza infinita, ma neppure noccioline… Di tutti questi soldi che tengono in piedi il macchinone del CONI, quanto ricade sul territorio a sostegno dei diversi comitati regionali? Sempre secondo il bilancio la cifra complessiva elargita a tutti i venti comitati regionali italiani è di 2 milioni e settecentomila rotti euro, alla Liguria arriva la miseria di 116 mila euro. Il resto, e beninteso in queste considerazioni non c’è alcun retropensiero malevolo, va nella gestione dei grandi eventi nazionali, nel mantenimento degli atleti olimpici, nella gestione dei grandi impianti nazionali. Va bene. Ma si tratta del migliore dei modi possibili per gestire lo sport oppure si è perso qualche pezzo per strada? Visto come vanno le cose non andrebbe ripensato tutto a partire da come viene concepito lo stesso sport in Italia, in crisi assoluta a partire dall’ultraprofessionistico calcio, vacca da mungere senza pietà e senza scrupoli in barba a tutti i fair play, sino ad arrivare alla necrosi degli sport “minori” (accezione diffusa e accettata già segnale di una cultura appannata) costretti a “prostituirsi” per poche migliaia di euro? Pensare in grande partendo da un dettaglio può apparire utopia, ma fare finta che tutto vada bene è ipocrita….
Giovanni Giaccone
FATTURE "GONFIATE", DIAMO VOCE ALLO SPORT
Il sistema della “fatturazioni gonfiate” che per lungo tempo ha tenuto insieme e sostenuto quel poco che rimane dello sport ligure è definitivamente scoppiato. La scorrettezza fiscale si manifesta platealmente e insieme testimonia con fredda puntualità lo stato dell’arte, o meglio, dello sport. Le fatture “gonfiate”, gli illeciti amministrativi, l’omertà diffusa erano l’ultimo salvagente di un sistema, quello sportivo dilettantistico che oggi davanti al fattaccio compiuto si scopre nudo e inerme.Perché è bene dirlo affinché lo comprendano tutti chiaramente, siamo arrivati al fondo. Il sistema sport, non quello che vediamo tutti i giorni sotto i riflettori, coccolato dai media, ma quello sociale, dilettantistico fatto di passione e volontariato rischia veramente di estinguersi sotto i colpi di un costante disimpegno della politica, delle amministrazioni locali , in fondo, delle istituzioni sportive stesse anchilosate in una burocrazia vuota, impastata di retorica e compromessi lontana dalle esigenze reali dello sport.Impianti mal funzionanti e fuori norma assediati da amministrazioni affamate di spazi per recuperare risorse economiche, società sportive costrette ad emigrare in altre regioni o città per l’inadeguatezza o addirittura l’assenza di strutture adeguate, atleti, allenatori e dirigenti costretti a pagare di tasca propria per mantenere in vita società, impegni e appuntamenti che vogliono dire una sola cosa: l’esistenza di uno spazio ludico, formativo essenziale, un presidio civile fondamentale per le giovani generazioni. Ma questa è una considerazione che vale per molti solo nei frettolosi discorsetti dei convegni, oltre quelli è lettera morta. Noi lanciamo uno spazio di discussione che vuole essere una sfida … Come va riformato lo sprt dilettantistico di base e con quali criteri per farlo sopravvivere e magari qualcosa di più? Di cosa ha bisogno? E in che modo la politica, a tutti i livelli, le amministrazioni pubbliche e il Coni stesso si devono muovere affinché non sia troppo tardi? Il silenzio e la distrazione degli ultimi anni hanno delle responsabilità, ma ora nessuno dica che non c’è uno spazio per confrontarsi e discutere….
Giovanni Giaccone
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità