Cronaca

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Una serata tra concerto e monologo, domani sera alle 21 al Teatro Modena di Genova, nello stile affabulatorio che ha reso famoso Moni Ovadia: è e il suo ‘Kavanah’, nuovo spettacolo che racconta con rinnovata partecipazione le storie del popolo ebraico. Kavanàh in lingua ebraica vuol dire, appunto, “partecipazione” e lo spettacolo musicale lo lo vede come protagonista accompagnato dall’Arkè String Quartet, gruppo di violinisti che raccoglie le tradizioni tzigane e quelle della cultura yiddish. Ovadia racconta la storia contemporanea, sottolineando storie che partono dal dramma e arrivano all’ironia, in un modo che è tipico della cultura ebraica. I drammi contemporanei, come quello libanese e le tragedie passate, come l’olocausto, cantate e spiegate con una voce “che redime”, con una voce “che muove tutto”, perché la voce, afferma Ovadia, è “la prima manifestazione della coscienza”. Citato anche il mito di Orfeo perché, come il mitico cantore, l’artista ricerca quell’anima rappresentata nel mito da Euridice, che gli appartiene e che ha perso. Così l’uomo moderno riappropriandosi delle forme popolari della cultura come il teatro e la musica, può ricercare parte di se stesso e vincere l’omologazione forzata del quotidiano. E soprattutto, vincere le paure, che sono figlie dell’ignoranza.